Baggiovara-osp-ingressoSi è rivolta invano a sei diversi sportelli e uffici per un urgente ciclo di infiltrazioni, ma nessuno è stato in grado di fissarle l’appuntamento.

Per la stessa terapia in regime di libera professione, invece, è bastata una telefonata. La prestazione è stata erogata ieri – mercoledì 24 agosto – al costo di 182 euro.

Protagonista della vicenda A. M., una donna di 45 anni residente a Formigine, che il 13 agosto viene accompagnata dal marito al pronto soccorso del Nuovo Ospedale Civile “S. Agostino-Estense” per curare una dolorosa lombosciatalgia che l’affligge da alcune settimane (una recente risonanza magnetica ha rivelato la presenza di un’ernia discale).

Il neurochirurgo che la visita al pronto soccorso di Baggiovara le prescrive alcune medicine e un eventuale ciclo di infiltrazioni Tc guidate.

Poiché la terapia farmacologica non risolve il problema, il marito della donna si attiva per le infiltrazioni. Ed è qui che inizia la vicenda.

L’uomo si reca alla farmacia comunale di Formigine, ma la procedura impedisce alla farmacista di fissare l’appuntamento. Lo stesso accade il 17 agosto al Cup (Centro unico di prenotazione) di Formigine, che dirotta l’uomo al Cip (Centro interno di prenotazione) dell’ospedale di Baggiovara. Poiché al telefono non risponde nessuno, l’uomo si reca di persona al Cip, ma neanche qui riesce a ottenere l’appuntamento. Dopo aver chiesto invano chi gestisce l’agenda di quella prestazione e con chi può parlare, l’uomo comincia a innervosirsi.

L’addetta del Cip lo manda alla segreteria della Neuroradiologia (l’unità operativa che dovrebbe eseguire le infiltrazioni), ma neanche stavolta risolve il problema.

A nulla serve far presente che le infiltrazioni sono state indicate da un medico di quello stesso ospedale e Azienda sanitaria, cioè da un loro collega: l’impiegata risponde che amministrativi e medici non sono colleghi… Il marito della donna alza la voce e minaccia di non andarsene dall’ospedale senza l’appuntamento.

Gli viene risposto che se vuole protestare può rivolgersi all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico). L’uomo va all’Urp, dove una gentile signora ascolta, prende nota, fotocopia i documenti e promette di occuparsi del caso il mattino seguente. Ma l’uomo non vuole aspettare e si reca al reparto di Neurochirurgia (siamo sempre all’ospedale di Baggiovara), sperando di incontrare lo specialista che cinque giorni prima ha visitato al moglie al Ps. La fortuna lo assiste, ma neppure il neurochirurgo può fissargli quell’appuntamento.

Dopo essersi dichiarato stupito che tra il Cup e Cip nessuno sia in grado di dargli l’appuntamento per una prestazione ordinaria, il medico avverte l’uomo che in ogni caso i tempi di attesa sono lunghi e, vista l’urgenza del problema, gli suggerisce di chiedere la prestazione in regime di libera professione, cioè a pagamento.

L’uomo chiama e ottiene finalmente l’appuntamento: la moglie dovrà attendere solo una settimana, ma in compenso dovrà spendere 182 euro per sottoporsi alle infiltrazioni che si spera possano lenire il suo dolore alla schiena e che non c’è verso di ottenere attraverso la farmacia-Cup-Cip-Urp-reparto di Neuroradiologia.

Nei giorni seguenti si rifà viva anche la signora dell’Urp, la quale nel frattempo ha parlato con il neurochirurgo che ha visitato la moglie al Ps. Non si parla ancora di appuntamento, anzi a quanto pare per risolvere il problema bisogna aspettare il rientro dalle ferie (1 settembre) del primario della Neuroradiologia. L’uomo ringrazia l’addetta Urp per l’interessamento, le comunica che la moglie ha ottenuto la prestazione a pagamento e le annuncia che renderà pubblica la storia, nella speranza che chi di dovere eviti il ripetersi di vicende di questo tipo.

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