Politichee strumenti a supporto dell’innovazione sociale, scambio di esperienze sulle migliori pratiche sviluppate a livello europeo: è Agorada+, la prima conferenza internazionale sui temi dello sviluppo etico che si svolge oggi e domani a Bologna, nella sede della Regione Emilia-Romagna, in viale Aldo Moro 30.
Un’occasione rivolta agli operatori dello sviluppo regionale, ai rappresentanti delle istituzioni dell’Unione europea, alle amministrazioni pubbliche, istituti di credito, accademici, innovatori sociali ed esperti internazionali.

Organizzata dall’Associazione europea di Agenzie di Sviluppo regionale (Eurada) insieme a Regione Emilia-Romagna, Ervet, Aster e Er-Go, col supporto della Commissione europea, vedrà rappresentati oltre all’Italia, Spagna, Regno Unito, Ungheria, Belgio, Polonia, Grecia e Stati Uniti.

L’evento, aperto a tutti, si articola in sessioni dedicate che vanno dai temi della responsabilità sociale delle imprese ai nuovi spazi e nuove tecnologie fino alla finanza etica e alle nuove regole e al ruolo della pubblica amministrazione per quanto riguarda gli appalti pubblici nell’ambito del welfare.

La Commissione europea definisce l’innovazione sociale come sviluppo, in ambito pubblico e privato, di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) in grado di soddisfare esigenze sociali emergenti e nuovi bisogni delle persone e a promuovere la partecipazione dei cittadini per far emergere e soddisfare questi bisogni.

“Siamo convinti che l’innovazione sociale, sia essa realizzata tramite esperienze promosse dal privato sociale oppure orientata a nuove pratiche guidate dall’industria o dalla pubblica amministrazione, possa incidere fortemente su problemi complessi e sul rafforzamento del tessuto sociale ed imprenditoriale- afferma il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che questa mattina apre i lavori-. Ragionare in un’ottica di dialogo e sussidiarietà, in cui anche le imprese operano come motori di sviluppo di pratiche di innovazione sociale, pure al loro interno, è un punto fondamentale per realizzare una società più sostenibile, intelligente e inclusiva, che guarda al futuro per risolvere i problemi di oggi”.

“L’impegno della Regione nel promuovere politiche di innovazione sociale guarda al ruolo delle imprese che nei territori generano occupazione e con le loro attività producono un impatto sia economico che sociale- sottolinea l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi-. Per questo abbiamo sviluppato percorsi e strumenti per permettere alle imprese di valorizzare il loro impegno nell’investire in maniera responsabile sui territori. In tal senso, la carta dei principi della responsabilità sociale delle imprese e il rating di legalità sono due strumenti essenziali che abbiamo introdotto come requisito sostanziale per l’accesso ai fondi pubblici”.

“Oggi l’innovazione sociale è un campo aperto dove agiscono tantissimi soggetti, spesso dal basso e secondo linee d’azione non strutturate- spiega la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. La sfida, per l’ente pubblico, è costruire un ‘ecosistema che faciliti i processi di innovazione dal basso in un quadro di crescente complessità, incorporando e portando a valore le innovazioni che nascono sui territori. Siamo convinti infatti che una crescita equa non possa essere separata da una maggior tasso di innovazione sociale. Per questo- prosegue – dobbiamo aggiornare il ruolo dell’ente pubblico secondo un’idea di welfare ‘abilitante’, che sproni istituzioni e cittadini, sindacati e imprese, fondazioni e organizzazioni del Terzo settore a sperimentare nuovi processi e servizi in grado di rispondere in modo più efficiente ed efficace ai bisogni della società”.

Emilia-Romagna e innovazione sociale.
La Regione Emilia-Romagna da tempo opera nell’ambito dell’innovazione sociale nelle sue diverse articolazioni. Tra gli interventi più significativi, il Patto per il Lavoro dell’Emilia-Romagna (responsabilità sociale e collaborazione con le imprese) sottoscritto un anno fa con enti locali, sindacati, associazioni di impresa, Terzo settore, sistema della formazione, università, istituti di credito e camere di commercio.
Dei 15 miliardi di euro previsti, 13 sono già stati programmati con risultati tradotti in una crescita dell’occupazione – 46 mila nuovi posti di lavoro nel primo semestre del 2016 – e con un calo della disoccupazione del 7,5%. La Regione ha deciso di investire anche in luoghi, nuovi protagonisti e tecnologie che generano e supportano l’innovazione sociale. I dieci Tecnopoli regionali ne sono un esempio in quanto luoghi dove si realizzano le collaborazioni ricerca-impresa e dove, attraverso gli spazi Area S3 (Smart Specilization Strategy) situati nei Tecnopoli stessi, si promuove l’avvicinamento dei giovani laureati al mercato del lavoro e il rafforzamento del sistema produttivo regionale, nei settori trainanti e in quelli emergenti. Altra esperienza innovativa è quella dei Laboratori aperti, progetti che puntano a rendere i centri storici più attrattivi, anche attraverso il recupero di ex chiese, chiostri, immobili dismessi o spazi entrati ormai nell’archeologia industriale. I Laboratori hanno sede in dieci città dell’Emilia-Romagna, grazie a interventi finanziati dalla Regione con 16,6 milioni di euro provenienti da fondi comunitari (Por Fesr).

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