E’ il simbolo storico-architettonico della città di Soliera. Il terremoto del 2012 lo aveva seriamente danneggiato, in particolare al piano superiore, ma dopo un accurato lavoro di restauro e di consolidamento anti-sismico, il Castello Campori è ora pronto per tornare nella piena disponibilità della città. L’appuntamento è per sabato 24 dicembre, alle ore 10.30, in piazza Fratelli Sassi, quando il cancello che consente il passaggio all’elegante scalone settecentesco verrà riaperto ai solieresi, e sarà possibile tornare ad ammirare la statua di Ercole e le sale del piano primo.

Dopo il saluto del sindaco Roberto Solomita, l’esibizione dal vivo di una pianista nella Sala delle Cerimonie accompagnerà la visita libera alle sale. Essendo vigilia di Natale, sarà l’occasione anche per scambiarsi gli auguri con un brindisi. Musica e aperitivo vengono offerti dall’impresa di costruzioni Scianti che ha realizzato il restauro.

Il Castello risale agli Estensi che lo fecero realizzare intorno al XII secolo a scopo difensivo, ma la sua storia è addirittura millenaria, perché viene citato in un documento del 1029 come parte di un castrum.  Già di Matilde di Canossa, fu conteso fra i Pio di Carpi e gli Este di Ferrara, che nel 1370 ricostruirono il fortilizio; ne restano tracce nei merli ghibellini e nei beccatelli ancora inglobati nella muratura. Nel 1405 Nicolò III d’Este lo cedette ai Pio, che attorno al 1450 eressero la rocca, odierno castello, rafforzata nel ‘500 per sostenere l’assalto delle artiglierie. Nel 1599, dopo l’assassinio di Marco III Pio, Soliera tornò agli Este che nel 1636 la diedero in feudo ai Campori.

Il Castello fu quindi adattato a luogo di villeggiatura, ampliato e abbellito con il portico verso il borgo. Dell’edificio di un tempo, che conserva un aspetto imponente e maestoso, rimangono due torrioni quattrocenteschi e, sul voltone d’ingresso, gli stemmi della famiglia Campori, che detenne la proprietà del castello sino al 1976. Ceduto in quell’anno alla parrocchia di Soliera, nel 1990 il Castello è stato acquistato dall’amministrazione comunale che lo ha inaugurato nel giugno del 2007, dopo un lungo lavoro di restauro.

Notevole è il valore artistico degli interni con i pavimenti settecenteschi alla veneziana, che rappresentano forse l’elemento decorativo di maggior pregio, e svariati stucchi rappresentanti stemmi araldici della famiglia Campori e scene di vita mitologica.

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