Nove miliardi e 700 milioni. Tanto è costata nel 2016 alle imprese e ai lavoratori autonomi l’Imu sugli immobili strumentali, circa la metà del gettito complessivo di questa imposta. E’ la stima realizzata dal Centro studi CNA sui dati 2016.

“Una somma che conferma l’insostenibilità di questa imposta iniqua – dichiara CNA in una nota – Non si può trattare strumenti di lavoro, che creano occupazione e ricchezza diffusa, come capannoni, laboratori e negozi, alla stregua delle seconde case. Questa imposta è una misura controproducente che, in ultima analisi, costa più di quanto rende perché rappresenta un ostacolo agli investimenti e alla creazione di occupazione”.

“Chiediamo pertanto al Governo – aggiunge l’Associazione – di porre mano a questa disciplina già nella prossima Legge di bilancio, innalzando significativamente la deducibilità dell’Imu versata dalle imprese e dai lavoratori autonomi, oggi limitata al 20 per cento, mentre altri settori produttivi, è il caso dell’agricoltura, ne sono totalmente esenti”. Secondo il Centro studi CNA la deducibilità totale dell’Imu dal reddito d’impresa per gli immobili di proprietà utilizzati direttamente dalle aziende costerebbe non più di 500 milioni l’anno. “Risorse oggi sottratte allo sviluppo”, conclude la nota di CNA.

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