Elevato al rango di “Dipartimento di Eccellenza” da parte del MIUR per un progetto relativo alla creazione di un Polo di Ricerca Interdisciplinare sulla Comunicazione Digitale, il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali ripensa alla sua offerta didattica. E per il prossimo anno accademico 2018/2019 propone un corso di laurea triennale in Storia e Culture contemporanee.

“La decisione del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali – afferma il Rettore Unimore prof. Angelo O. Andrisano – è coerente con gli sforzi che sta compiendo l’Ateneo di migliorare ed innovare la sua offerta didattica. Vogliamo che i nostri percorsi tengano conto di quanto si muove nella società e rispondano ad avvertite esigenze che vengono da essa, dal sistema economico e dal mondo della cultura così da facilitare l’occupabilità del nostri laureati e accompagnarne l’ingresso nel mondo del lavoro. Il riconoscimento pervenuto dal MIUR che ha inserito il nostro Dipartimento umanistico tra i 180 definiti di “eccellenza” sta ad indicare la sua capacità di garantire agli iscritti una formazione di qualità, e suona come ulteriore conferma della indagine Censis 2018 che colloca il Dipartimento al terzo posto in Italia per quanto riguarda i corsi di laurea del gruppo linguistico”.

Sarà un corso “monoclasse” in storia (L-42 secondo la definizione ministeriale) e sostituirà il corso triennale interclasse in Scienze della Cultura che andrà gradualmente ad esaurimento, consentendo agli iscritti attuali di completare così il corso di studi intrapreso.

Il corso, che sarà ad accesso libero, intende offrire nozioni e schemi interpretativi per comprendere la realtà contemporanea, quale si è delineata con l’avvento della modernità a partire dalla Rivoluzione francese e, prima ancora, con le grandi scoperte geografiche, la Riforma protestante e le altre fasi di svolta culturale, conoscitiva e politico-sociale. In definitiva un corso che insiste sulle discontinuità, i cambiamenti e le innovazioni sul piano sociale e del pensiero, che nei primi due anni mira a offrire una solida preparazione interdisciplinare di base in campo umanistico, per poi nel terzo anno permettere allo studente di scegliere tra un curriculum filosofico e uno più professionalizzante di tipo socio-antropologico.

“In un mondo che cambia rapidamente e con esso il lavoro e le professioni – spiega il Presidente del corso di laurea in Storia e Culture contemporanee, prof. Alfonso Botti – il nuovo corso punta a mettere a fuoco i cambiamenti e le grandi trasformazioni degli ultimi secoli, perché pensiamo che lo studio delle novità prepari gli studenti a produrre innovazioni. A ben guardare anche quelle in campo tecnologico sono state preparate da profondi mutamenti sul piano culturale”.

Allo stesso tempo, questa iniziativa didattica mira a offrire anche abilità tecniche e culturali in vari settori; fornisce gli esami necessari a chi si vuole avviare verso l’insegnamento nei licei e nelle scuole medie e superiori; guarda alle nuove tecnologie applicate al patrimonio culturale, attraverso specifiche intese strette con Gallerie Estensi e Archivio di Stato di Modena. Inoltre, forma abilità professionali in ambito socio-antropologico fornendo competenze di mediazione culturale. Una specifica attenzione è rivolta inoltre alle Digital humanities, in particolare applicate al patrimonio artistico e documentario che consentiranno ai laureandi interessati di seguire un percorso parallelo per acquisire il diploma della Scuola di Archivistica.

Il corso consente l’accesso a molteplici lauree magistrali, con particolare attenzione a quelle attivate presso il Dipartimento di Studi linguistici e culturali di Unimore, e fornisce una parte dei crediti necessari che, in base alle nuove disposizioni ministeriali, servono per accedere alle classi di concorso per l’insegnamento.

“Il corso in Storia – ricorda il il prof. Giovanni Bonifati, Direttore del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali – si inserisce nel processo di sviluppo legato al riconoscimento del nostro Dipartimento come ‘Dipartimento di eccellenza’ da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La storia e le altre discipline umanistiche sono sempre più orientate verso le digital humanities anche grazie alle partnership istituzionali con archivi, biblioteche, musei e enti culturali che il Dipartimento ha attivato”.

DIPARTIMENTO STUDI LINGUISTICI E CULTURALI

Ha sede presso il Complesso universitario Sant’Eufemia ed è Diretto dal prof. Giovanni Bonifati. La sua offerta didattica conta su 2 lauree triennali, una ad accesso libero in Scienze della Cultura (ad esaurimento), e una ad accesso programmato in Lingue Culture Europee, e 5 corsi di laurea magistrale: Antropologia e storia del mondo contemporaneo; Filosofia (interateneo con sede del corso a Parma); Lingue, Culture e Comunicazione; Lingue per la comunicazione nell’impresa e nelle organizzazioni internazionali (LiCOM ad esaurimento); Languages for communication in international enterprises and organisations (LACOM). Complessivamente conta su un corpo docente di 12 ordinari, 17 associati, 15 ricercatori e 43 docenti a contratto. Ad essi si aggiungono 6 assegnisti di ricerca e 8 dottorandi. E’ frequentata da 1.689 iscritti ai soli corsi di laurea (+ 10,90% rispetto all’anno passato) e quest’anno ha immatricolato 701 persone (+ 19,62% rispetto al 2016/2017). E’, altresì sede della Scuola di Dottorato in Scienze umanistiche. Inoltre è sede del Centro Interuniversitario di Analisi dell’Interazione e della Mediazione (AIM), del Corpus and Language Variation In English Research (CLAVIER), del COGITO-MO, del Centro Universitario di Ricerca sulle Culture della Pace e della Sostenibilità (CPS), del gruppo interdisciplinare Generi e Religioni (GeR), del Laboratorio di Etnologia (LABETNO), del Gruppo di Ricerca “Modena Lexi-Term”, del Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Storia degli Insegnamenti Linguistici (CIRSIL), del Laboratorio Russia/Europe, del Laboratorio di Storia delle migrazioni, e del Laboratorio sulle Digital Humanities.

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Nella foto da sinistra: Matteo Al Kalak, Sergio Ferrari, Angelo O. Andrisano, Giovanni Bonifati e Alfonso Botti.

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