La Regione Emilia-Romagna non è a conoscenza di progetti pilota nazionali che prevedano la riapertura di Punti nascita situati in zone geografiche difficili, come quelle montane, ma è pronta al confronto qualora il ministero della Salute dovesse decidere in tal senso rivedendo la normativa, con una condizione che rimane imprescindibile: la sicurezza della mamma, del figlio e del personale sanitario.

Torna in Assemblea legislativa il tema della sospensione delle attività nei Punti nascita con meno di 500 parti all’anno, con l’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, che risponde in Aula a una interrogazione presentata dal consigliere Gabriele Delmonte (Lega Nord).

“Non siamo a conoscenza di progetti pilota a carattere nazionale che abbiano l’obiettivo di riaprire i Punti nascita situati in condizioni oro-geografiche difficili- afferma Venturi-. Qualora il ministero della Salute proponesse tali progetti, oppure una ridiscussione dell’Accordo Stato-Regioni del 2010, questa Regione è disponibile come sempre al confronto, attraverso la Conferenza Unificata. Tenendo però presente che le condizioni di massima tutela per la salute e la sicurezza della donna, del bambino e del personale sanitario sono imprescindibili. Una modifica dell’Accordo del 2010- aggiunge Venturi- deve comunque garantire che la nascita si svolga in condizioni di sicurezza con tutti gli elementi strutturali, organizzativi e tecnico-professionali previsti dagli esperti, a partire da un numero minimo di nati/anno, affinché tutti i Punti nascita offrano un’assistenza di qualità e rispettosa degli standard di sicurezza. Standard che devono essere garantiti a tutte le donne, in qualsiasi luogo dell’Emilia-Romagna si trovino a partorire”.

L’assessore precisa poi che la domanda di deroga fatta dalla Regione alla Comitato nascita nazionale è stata presentata fornendo tutte le informazioni richieste, inclusa l’indicazione delle distanze e dei tempi di percorrenza verso i Punti nascita alternativi. Nella decisione assunta dal Comitato di non concedere la deroga per quelli di Castelnovo né Monti (Reggio Emilia), Borgo Val di Taro (Parma) e Pavullo nel Frignano (Modena), è stato considerato essenzialmente il trend delle nascite e i criteri di disagio orografico, definiti in funzione della necessità di garantire la sicurezza. Con un preciso obiettivo: bilanciare il rischio legato alle distanze da percorrere e quello collegato alla ridotta capacità di affrontare condizioni complesse e situazioni di emergenza in un Punto nascita con volumi e casistica molto ridotti.

“La principale motivazione della sospensione- prosegue l’assessore- è correlata ai bassi tassi di natalità e all’impossibilità di raggiungere nei prossimi anni un numero di parti/anno sufficiente per garantire la sicurezza della donna e del bambino, nonché la competenza e l’esperienza dei professionisti e di tutta la struttura nella gestione delle situazioni di emergenza che possono presentarsi anche nei parti fisiologici”.

Venturi sottolinea poi come “da almeno 6-7 anni nei Punti nascita nei quali è stata sospesa l’attività partorivano esclusivamente donne valutate a basso rischio, in quanto le partorienti a medio e alto rischio erano già indirizzate verso i Punti nascita hub di riferimento, con disagi contenuti e sicurezza garantita. Noi la disponibilità a rivedere quegli standard la diamo- chiude l’assessore- ma l’iniziativa deve essere del ministero della Salute”.

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