Domenica 9 settembre, alle ore 19, con partenza da Piazza Giovanni Paolo II, sul colle della Basilica della Beata Vergine del Castello, l’Amministrazione Comunale di Fiorano Modenese, media partner ‘Allacciati le storie’, ha organizzato una camminata con narrazione storica, nel centro del paese, dedicata a ‘La festa strozzata’, quell’8 Settembre del 1943 il giorno dell’armistizio, che a Fiorano arrivò nel mezzo della trecentenaria sagra che richiamava migliaia di pellegrini al santuario diocesano, dall’alba fino a notte.

La camminata in 6 tappe, della durata di un’ora e trenta, adatta a tutti, è a partecipazione libera.

Daniel degli Esposti e Paola Gemelli, on Cristina Ravazzini che leggerà documenti storici e testimonianze, proveranno a chiarire se la festa fu celebrata anche nel 1943, in piena seconda guerra mondiale. In quella serata, l’annuncio dell’armistizio condizionò l’evento?

“È difficile vivere a Fiorano Modenese – raccontano i protagonisti del racconto – all’inizio degli anni Quaranta. Dopo le guerre di conquista, volute già dal 1935 dal regime fascista per formare l’impero, l’intervento nel secondo conflitto mondiale costringe la popolazione a nuovi sacrifici. Il cibo è sempre più scarso, non ci sono soldi per costruire l’acquedotto e manca persino la rete fognaria. Eppure le feste dell’8 settembre continuano a essere molto partecipate”.

“Com’era già accaduto durante la Prima guerra mondiale, masse di fedeli salgono al Santuario, chiedendo alla Madonna la salvezza per i propri cari. Secondo la tradizione, l’immagine della Beata Vergine del Castello è miracolosa: nei momenti di sconforto molti si aggrappano alla speranza di una grazia”.

Giancarlo Silingardi, in ‘Fiorano. Un borgo ai piedi di un Santuario’ scrive: “Poi arrivò un settembre diverso da tutti gli altri, col solicello e i rintocchi delle campane a festa. Sul colle, nel piazzale, c’erano poche bancarelle in fila, con i palloncini colorati e i cestelli tricolori delle nocciole, e i fedeli non facevano, no, una folla. Era l’8 settembre 1943. Nel tardo pomeriggio giunse la notizia. L’armistizio era stato firmato. La guerra era finita: i soldati sarebbero tornati a casa. Qualcuno andò in chiesa ad accendere una candela. Qualcun altro disse che il peggio doveva ancora incominciare. Come quasi sempre succede, i pessimisti ebbero ragione. Quella sera tutto sembrava bello. I soldati del Centosessantanove artiglieria, che da qualche tempo erano stati sistemati nelle ville del paese, si vestirono in borghese e se la svignarono. Divise, armi, munizioni furono abbandonate”.

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