Nel corso dei continui servizi posti in essere dalla Squadra Mobile della Questura di Bologna finalizzati al contrasto dei furti in appartamento, nella mattinata di sabato scorso sono state arrestate due donne sinti che si erano rese protagoniste poco prima di un furto all’interno di un appartamento in zona centrale.

Nel corso degli ultimi mesi, nell’ambito di una attività di monitoraggio, l’attenzione degli investigatori era caduta su una cittadina serba, classe 1993, pluripregiudicata per furti in appartamento, che con cadenza periodica giungeva in questo centro cittadino, sempre in compagnia di complici diverse, al fine di compiere furti in abitazioni residenziali.
La donna, durante i soggiorni in questo capoluogo, alloggiava in strutture ricettive diverse presentando sempre una carta d’identità clonata intestata a una donna italiana.
Nella tarda serata di venerdì, la donna è stata individuata all’interno di un bed and breakfast di via Martelli e dalla mattina del sabato è iniziato un continuo pedinamento nei confronti della stessa che veniva vista accompagnarsi con un’altra ragazza sinti del 1999.
Sempre costantemente pedinate dagli operatori della Sezione Contrasto ai Reati contro il Patrimonio della Squadra Mobile di Bologna, le due donne hanno raggiunto il centro cittadino scendendo nei pressi delle Due Torri e sin da subito, percorrendo le vie del centro storico a piedi, hanno effettuato dapprima un accesso all’interno di uno stabile in via Dei Toschi uscendone, successivamente, hanno proseguito ed effettuato un secondo accesso all’interno dello stabile in Piazza Cavour, ma anche in questo caso cinque minuti dopo ne uscivano nuovamente.
Considerato che in entrambi i casi, il lasso di tempo trascorso tra l’accesso e l’uscita non era compatibile con la consumazione di un furto, si decideva di proseguire nell’attività di osservazione che ha consentito di arrivare in uno stabile di via Farini, ove le donne sono rimaste per circa cinque minuti. Pertanto, gli operatori della Polizia di Stato hanno deciso di intervenire bloccandole nell’atrio del portone, procedendo alla perquisizione personale, che ha permesso di trovare sulla loro persona, nascosta all’interno dei pantaloni, un pezzo di plastica rigido sagomato e ricavato da un flacone di un prodotto commerciale, pezzo evidentemente utilizzato per la effrazione della porta di ingresso di uno studio di avvocato che si trovava all’interno dello stabile.

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