Ripensare la forma e le funzioni dei centri di vicinato, investendo sulla loro funzione sociale, sulla prossimità, su politiche consortili tra tutti i centri, ma anche sfruttare l’attrattività commerciale dei supermercati per proporre servizi innovativi (ad esempio la portineria di quartiere) e puntare su campagne unitarie di comunicazione. Tutto nell’ottica di aggiornarne il modello centro di vicinato per rispondere ai bisogni emergenti e offrire soluzioni competitive ai clienti e agli utenti storici.

È quanto propone la ricerca sui centri di vicinato realizzata dal settore Urbanistica del Comune di Modena illustrata dalle assessore Anna Maria Vandelli e Ludovica Carla Ferrari nella seduta della Commissione consiliare Seta (Programmazione e Assetto del Territorio Sviluppo Economico e Tutela Ambientale) che si è svolta nel pomeriggio di martedì 30 ottobre in Municipio.

Lo studio si concentra su ciascuno dei 16 centri di vicinato presenti in città: Cognento, Torrenova, Modena est, I Fiori, Le Torri, Amendola, Zeta, Giardino, Madonnina, Sacca, Parco, Leonardo, Wiligelmo, Nobili, RNord, Rosselli; riscontrando una sottodotazione nel quadrante est/sud-est. Di questi sono quattro quelli in cui è presente una struttura alimentare di oltre 600 metri quadrati, sette quelli tra i 400 e i 600 metri quadrati e cinque al di sotto dei 400 metri quadrati. In otto casi i centri di vicinato presentano numerose attività commerciali integrate (bar, lavanderia, merceria, tabaccheria, negozi abbigliamento, edicola, cartoleria, parrucchiera, ecc.), in tre casi nessuna. La presenza di servizi pubblici come biblioteca, posta, servizi socio-sanitari e farmacia, è per la maggior parte bassa o non presente, leggermente superiore quella di servizi privati (banca, poliambulatori privati, veterinario). Spazi pubblici come piazzette, aree verdi, aree gioco e altro sono presenti in modo diffuso, solo in un caso, infatti, mancano completamente, e per tutti i centri di vicinato è garantita l’accessibilità pedonale e ciclabile.

La ricerca che consiste in una analisi di specificità e criticità dei centri di vicinato esistenti e del contesto sociale e territoriale nel quale operano, offrendo un inquadramento territoriale, socio-demografico e normativo, ha come obiettivo l’individuazione di possibili strategie per la rigenerazione degli stessi insediamenti. Realtà nate prevalentemente tra gli anni ’70 e ’80 con l’obiettivo di creare nuclei di attività di base a servizio degli abitati e favorire incontri e relazioni tra gli abitanti, oggi i centri di vicinato stanno attraversando una fase di crisi dovuta alla difficoltà di affrontare alcune importanti trasformazioni sociali che li hanno investiti (dalla concorrenza dei moderni centri commerciali che privilegiano l’accessibilità automobilistica allo sviluppo dei “grandi specialisti” non alimentari all’esplosione degli acquisti online) e cambiamenti socio-economici cui si è assistito (dalla crisi economica al ritorno di attenzione per le tematiche ambientali e di salute pubblica al manifestarsi di modelli economici basati sulla condivisione). Necessitano quindi di azioni trasversali per poter essere rilanciati e valorizzati.

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