L’assessora Natalia Maramotti è intervenuta stamani, in piazza della Vittoria a Reggio Emilia, alla Celebrazione del 4 Novembre, Centenario della fine della prima guerra mondiale, festa dell’Unità nazionale e Giornata delle forze armate.

“Per ricordare il centesimo anniversario della conclusione della Prima guerra mondiale, la grande guerra – ha detto l’assessora Maramotti – desidero iniziare proprio da questa definizione adottata da Mario Monicelli per il suo film, La grande guerra appunto, che ha fatto la storia del cinema italiano e vinse nel 1959 Il Leone d’Oro al festival di Venezia. E’ la vicenda di due giovani, uno romano e l’altro milanese, Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, entrambi richiamati per combattere al fronte, in un primo tempo uniti dalla paura per le loro vite e dal desiderio di sopravvivere, non spinti da un ideale.
Saranno la cattura da parte dell’Austria-Ungheria, l’arroganza e il disprezzo di un ufficiale austriaco verso gli italiani a ridare forza alla dignità dei due commilitoni, che divengono eroi, fucilati, pur di non rivelare le informazioni relative al contrattacco sul Piave.
“Sono passati 100 anni dalla fine di questa guerra mondiale, che papa Benedetto XV rivolgendosi ai capi di stato di quel tempo, nel tentativo di fermarla, definì ‘inutile strage’. Gran parte dei Paesi che oggi formano l’Unione Europea erano su fronti avversi, erano nemici. La loro inimicizia produsse 10 milioni di morti, 20 milioni di feriti e mutilati e milioni di reduci segnati per sempre, tanti di loro divenuti pacifisti.
“I nazionalismi, che avevano accettato la guerra come strumento per tutelare i cosiddetti interessi delle nazioni, parevano sepolti dal 1945 in poi. Finito il secondo conflitto mondiale, che ebbe radici nel primo e che ha generato di nuovo milioni di morti e lo sterminio organizzato del Popolo ebreo, caduti i regimi totalitari che avevano condotto l’Europa verso l’apocalisse della seconda guerra mondiale, sette leader sostenuti dalle loro comunità hanno cercato ogni soluzione atta a favorire la pace attraverso il superamento degli egoismi nazionali: erano Jean Monnet, Robert Schumann, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi, Paul Henri Spaak e successivamente Altiero Spinelli e Jacques Delors.
“Erano ‘sognatori pragmatici’ – ha proseguito Maramotti – Hanno avuto tenacia e coraggio per avviare e consolidare forme di integrazione politica ed economica capaci di scongiurare per il futuro altri lutti, massacri, miserie. Il loro desiderio di pace non era un esercizio filosofico, ma piuttosto il desiderio di una pace come realtà del quotidiano, quella alla quale ciascuno di noi aspira. E’ innegabile che il processo di integrazione europea stia subendo un momento di stallo, per usare un eufemismo, ma non c’è altro da fare che ripartire da un ‘Allora’ non così distante nel tempo, per capire quale potrebbe essere l’esito se modesti pensieri di restaurazione sovranista facessero spirare ancor più forte il vento distruttivo del nazionalismo.
“L’Europa dei Padri non assomiglia a quello che fino ad oggi abbiamo realizzato. Questa è una verità. La colpa non è però dell’idea luminosa che i Padri dell’Unione Europea hanno saputo sognare e tracciare, bensì dell’incapacità di noi, loro figli e nipoti, nel farla crescere secondo lo spirito originario; nel nostro gap di visione idealistica e politica. I nostri figli sono europei, non accettano l’idea delle frontiere tra Paesi che sono abituati a percorrere con le loro esperienze di studio e di viaggio all’estero. Chiediamo anche a loro, alle generazioni più giovani di oggi, che ogni giorno frequentano l’Europa del quotidiano, di esigere che anche chi si trova nel ruolo e nella responsabilità di decidere, sappia attuare questa Europa.
“Non c’è infatti miglior modo per ricordare e onorare il Milite Ignoto e celebrare la fine della grande guerra – ha concluso l’assessora Maramotti – che operare ogni giorno per scongiurare i conflitti con un’azione quotidiana, che serve ad evitare la banalità del male”.

La celebrazione del Centenario si era aperta in mattinata con la messa in suffragio dei Caduti, presieduta da monsignor Francesco Marmiroli in Cattedrale ed era proseguita con
la deposizione di una Corona al monumento ai Caduti della Resistenza in piazza Martiri del 7 Luglio, quindi in piazza della Vittoria con l’Onore ai Gonfaloni e ai Labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, gli Onori militari e l’Alzabandiera, la deposizione di una Corona al monumento ai Caduti di tutte le guerre (monumento al Milite Ignoto).
Sono stati letti i messaggi del presidente della Repubblica e del ministro della Difesa; studenti dell’Istituto comprensivo Leonardo da Vinci hanno letto brani e poesie dedicati alla guerra, al dolore, al coraggio e alla pace.
La cerimonia è stata accompagnata dalle musiche della banda Filarmonica Città del Tricolore e da un coro di 50 ragazzi degli Istituti comprensivi di Sant’Ilario e Leonardo da Vinci di Reggio Emilia.

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