Meno sale, più salute: con questo slogan l’Azienda USL di Modena lancia sul territorio la Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale nella dieta in corso fino al 10 marzo e, insieme a Confesercenti/Assopanificatori, Lapam/Confartigianato, Cna, Confcommercio/FAM, ripropone ai cittadini alcuni semplici accorgimenti, tra cui un acquisto più consapevole dei prodotti di uso comune.

Uno fra tutti, il pane a basso contenuto di sale (non superiore all’1,7%): i panificatori che, sul nostro territorio,commercializzano almeno una linea di pane con questa caratteristica sono facilmente riconoscibili perché espongono la vetrofania della campagna regionale PANE MENOSALE. Il progetto, lanciato nel 2014, ha ottenuto il riconoscimento del Ministero della Salute col logo “Guadagnare Salute” per le campagne nazionali sui sani stili di vita e anche grazie all’impegno congiunto delle Associazioni di categoria e dell’Azienda USL è cresciuto, tanto che ad oggi in provincia di Modena sono ben 73 gli esercizi commerciali che aderiscono. Il loro elenco è sempre aggiornato alla pagina web: https://www.alimenti-salute.it/content/pane-meno-sale-modena.

“Fra i prodotti trasformati, il pane è quotidianamente consumato dalla quasi totalità della popolazione – spiega il dottor Alberto Tripodi, del Servizio igiene alimenti e nutrizione dell’Ausl di Modena -. Pertanto, la riduzione del sale nel pane può contribuire ad abbassarne l’apporto quotidiano unitamente ad altri comportamenti, quali la diminuzione del consumo di alimenti trasformati ricchi di sale e dell’aggiunta di sale ai cibi.

La maggior parte del sale che noi introduciamo (circa il 65%), è contenuto proprio negli alimenti trasformati che vengono acquistati dal consumatore e, nonostante le numerose campagne informative per una scelta consapevole, è ancora troppo bassa l’attenzione verso il controllo dell’assunzione di sale”. A confermarlo, i dati dell’indagine PASSI secondo cui solo 1/3 degli adulti modenesi presta attenzione alla quantità di sale negli alimenti o cerca di ridurla.

“Di tutto ciò che è confezionato siamo comunque in grado di individuare il contenuto di sale perché esso viene obbligatoriamente indicato nella etichetta nutrizionale, consentendoci quindi di poter fare scelte verso prodotti a minore contenuto salino. Leggendola – chiarisce Tripodi – è possibile comprendere quanto sale introduciamo ogni giorno in famiglia attraverso le nostre scelte di consumo”.

Siamo di fronte a un basso contenuto di sale se esso non supera 0,3 g per 100 g di prodotto ed un bassissimo contenuto di sale se non supera 0,1 g per ogni 100 g di prodotto. Al contrario si considera un medio contenuto di sale se esso varia da 0,3 a 1,2 g per 100 gr di prodotto ed un alto contenuto se esso supera 1,2 gr per 100 gr di prodotto.

I dati

In base all’indagine nazionale MINISAL, eseguita in soggetti dai 35 ai 79 anni, è risultato che l’Emilia Romagna è al settimo posto in Italia rispetto al consumo medio individuale di sale, pari a 8,2 grammi al giorno per le donne ed oltre 10,5 grammi al giorno per gli uomini. Quantità quindi ben superiori a quelle di 5 grammi al giorno raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A livello nazionale solo il 5% degli uomini ed il 15% delle donne rispettava tali raccomandazioni. Sempre lo studio MINISAL evidenzia come l’introito quotidiano di sale sia molto elevato già nel 90% circa dei bambini e degli adolescenti.

I rischi

La promozione della riduzione del consumo di sale è motivata dai rischi che un utilizzo eccessivo comporta per la salute: aumento della pressione arteriosa, con conseguente aumento del rischio di insorgenza di ictus, malattie di cuore, come ad esempio l’infarto miocardico. Il sale è stato inoltre associato ad altre malattie cronico-degenerative, quali tumori dell’apparato digerente, in particolare quelli dello stomaco, osteoporosi, calcolosi ed altre malattie renali.

La Settimana mondiale di sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale

Promossa 4 al 10 marzo dalla World Action on Salt & Health (WASH), associazione con partner in 100 Paesi dei diversi continenti, nasce nel 2005 per migliorare la salute delle popolazioni attraverso la graduale riduzione dell’introito di sodio. Obiettivo di WASH è incoraggiare le aziende alimentari multinazionali a ridurre il sale nei loro prodotti e a sensibilizzare i Governi sulla necessità di una ampia strategia di popolazione. Se da un lato sta aumentando la consapevolezza che un’alimentazione troppo ricca di sale nuoce alla salute, dall’altro è anche diffusa l’errata opinione che una particolare attenzione al suo consumo debba essere riservata soltanto all’età senile.

E’ invece fondamentale limitare l’assunzione di sale a tutte le età, iniziando fin dall’infanzia, per ridurre efficacemente il carico prevenibile ed evitabile di mortalità, morbosità e disabilità delle patologie sodio-correlate, con conseguente miglioramento dell’aspettativa di vita e contenimento dei costi diretti e indiretti.

Tenendo conto che l’ambizioso obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) è ridurre del 30% l’introito di sale entro il 2025, la Settimana mondiale di quest’anno mira a sostenere gli sforzi degli Stati attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ricordando gli effetti nocivi del consumo eccessivo di sale e incoraggiando la popolazione ad apportare modifiche alle abitudini alimentari e di acquisto. La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), che per in Italia diffonde la campagna WASH, quest’anno promuove contemporaneamente la riduzione del consumo eccessivo di zuccheri per la sua importanza nella lotta all’obesità.

Fonte: Ministero della Salute

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