L’ispettorato del lavoro di Bologna ha chiesto l’assunzione diretta di 200 lavoratori a chiamata, gestiti da studi professionali in modo irregolare nei principali ospedali pubblici e privati della città, con piattaforme online simili a quelle dei fattorini del cibo a domicilio. Lo racconta l’edizione bolognese di Repubblica, spiegando che gli studi, in pratica, si sono sostituiti alle agenzie di lavoro associando come liberi professionisti gli infermieri, che poi sono gestiti con piattaforme online e gruppi Whatsapp che rispondono in diretta alle richieste delle strutture sanitarie. Ma gli studi non hanno i requisiti per operare sul mercato in questo modo, non assumono e non pagano festivi, straordinari o ferie.

L’ispettorato, oltre a chiedere l’assunzione diretta, ha contestato il versamento di due milioni di euro di contributi e fatto multe agli studi da 40mila euro ciascuno; gli studi hanno contestato le osservazioni.

“Dalla stampa locale apprendiamo, come emerge da una indagine dell’Ispettorato del lavoro di Bologna, dell’impiego di duecento infermieri a chiamata gestiti da studi professionali in modo irregolare nei principali ospedali pubblici e privati, con piattaforme online simili a quelle dei fattorini del cibo a domicilio. Tutto ciò sfruttando la necessità di coprire buchi di organico delle strutture. Gli ispettori hanno contestato irregolarità erogando multe salate e contestando contributi non versati per oltre due milioni di euro”. È quanto afferma Antonella Rodigliano, segretaria territoriale del NurSind, che riscontra la nuova figura che emerge da questa indagine: quella degli infermieri a chiamata. Una figura che già esiste negli ospedali, ma che doveva essere un rimedio eccezionale e non coinvolgere dei numeri così elevati. Inoltre, in questo caso, sembra che alcuni studi professionali con sede in città, con un bacino di oltre 200 lavoratori, si sostituiscono alle agenzie del lavoro associando come liberi professionisti gli infermieri, che poi sono gestiti con piattaforme online e gruppi Whatsapp che rispondono in diretta alle richieste delle strutture sanitarie.

Diversamente dalle agenzie, però, gli studi, come si riscontra dalle notizie di stampa, non hanno i requisiti per operare sul mercato in questo modo, non assumono gli infermieri e non pagano festivi, straordinari o ferie. “Il problema non è lo stipendio, come ben ha rilevato l’Ispettorato del Lavoro, ma il precariato estremo –continua Rodigliano-, con professionisti che sono in balìa di chi li chiama e si portano dietro irregolarità nei contributi, e soprattutto la mancanza di una adeguata conoscenza delle strutture e la poco formazione che è erogata a questo personale”. La rappresentante sindacale del NurSind afferma inoltre che “occorre valorizzare il personale in essere e non disperdere professionalità importanti, stabilizzare il personale precario che con contratti a tempo determinato da anni lavorano nelle nostre strutture sanitarie e soprattutto rispettare le graduatorie in essere per le assunzioni ed evitare il reperimento di lavoratori con contratto a tempo determinato di breve durata e la costante assunzione di personale interinale per brevi periodi. Se si guarda solo al bilancio sarà sempre più difficile tutelare la salute dei cittadini ed il mantenimento di personale qualificato che può garantire una prestazione di qualità”.

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