Si è svolto nel primo pomeriggio di oggi, l’incontro tra i sindacati e la direzione Maserati per approfondire le motivazioni che hanno portato l’azienda a chiedere, anche per il mese di aprile, un ulteriore periodo di cassa integrazione nella misura di 6 giornate nel mese. Ricordiamo che sono già state fatte 4 giornate di cassa integrazione a febbraio e 9 giornate a marzo. Inoltre, l’azienda ha già fatto pervenire la comunicazione ai sindacati anche per il mese di maggio con richiesta di ulteriori 10 giornate da effettuare nel mese.
“Le motivazioni – dichiara Cesare Pizzolla, segretario Fiom/Cgil Modena – sono sempre le stesse: cioè la temporanea situazione di contrazione della domanda del mercato sia per quanto riguarda il marchio Maserati che per il marchio Alfa.
Questo ricorso agli ammortizzatori, che cresce nel tempo anziché diminuire come aveva invece sostenuto il dr. De Biase di Maserati nell’incontro sulle prospettive dello scorso 6 aprile, conferma la criticità della situazione, ma soprattutto il caro prezzo che stanno pagando i lavoratori di Maserati – 250 operai e 50 impiegati collegati alla produzione – con la decurtazione lo stipendio da alcuni mesi”.
“In questi giorni l’azienda, in vista della fine produzione dei modelli Maserati (Gran Cabrio e Gran Turismo) al 31.12.2016 e conseguenti 120 esuberi, ha iniziato a sondare i lavoratori disponibili ad essere trasferiti in altri siti del Gruppo Fiat o extra Gruppo (Ferrari) – continua Pizzolla – La Fiom/Cgil non ha pregiudiziali sul fatto che, in questa fase, si riesca a tenere insieme le esigenze di decremento produttivo dell’azienda, con le esigenze dei lavoratori di avvicinarsi eventualmente alla propria famiglia.
Ma tutto questo deve avvenire attraverso un impegno a monte dell’azienda, collocando a Modena nuovi modelli Maserati che permettano di ripristinare, a regime, l’attuale occupazione nello stabilimento modenese, anche attraverso l’assunzione dei tanti disoccupati che ancora ci sono sul territorio. Sono 300 gli operai attualmente in forza, e dovranno essere (almeno) 300 anche in futuro come garanzia del mantenimento a Modena di una produzione a marchio Maserati.
Dunque, non solo il pur apprezzabile ampliamento del centro ricerca e sviluppo, ma anche il mantenimento della produzione!!!”
“In questi giorni tanti soggetti politici e delle associazioni imprenditoriali si stanno accorgendo solo ora che la decisione di Maserati può creare un problema al territorio. E’ perciò necessario che tutti i soggetti coinvolti non si limitino solo a gridare allo scandalo, ma – conclude il segretario Fiom/Cgil Modena – che ognuno faccia la sua parte per evitare che si determini la situazione peggiore, ovvero la perdita per Modena del marchio e dell’occupazione collegata alla produzione Maserati”.