Dopo tre mesi di chiusura e mancati incassi arriva finalmente la Fase 2, quindi la possibilità per i pubblici esercizi (ristoranti, bar e altre attività di somministrazione) di provare a riaprire. Tre mesi di dialogo continuo tra Fipe, la federazione dei pubblici esercizi associati a Confcommercio, e pubblica amministrazione a tutti i livelli: centrale, regionale e anche locale. Al momento della verità, però, troppi nodi vengono al pettine: «Ci ritroviamo nell’assurda condizione -spiega Fabio Zambelli, presidente di FIPE Reggio Emilia- di non essere stati interpellati dall’Amministrazione Comunale in vista della nuova ordinanza che prevede l’uso delle mascherine obbligatorie dalle 18 alle 2 nelle giornate di mercoledì, venerdì, sabato e giorni festivi e prefestivi, in alcune zone del centro storico… Siamo senza parole».

«Ad oggi -continua Fabio Zambelli- ancora non ci è stata data una risposta concreta sulla possibilità, per quanto riguarda alcune zone del centro città, di ampliare gli spazi all’aperto per le attività di somministrazione alimenti e bevande, nonostante quanto indicato dell’ANCI[1] e previsto nel protocollo regionale che “promuove l’estensione da parte dei Comuni delle occupazioni di suolo pubblico ovvero la concessione di nuove occupazioni di suolo pubblico”. Questa opportunità cruciale per tutte le attività di somministrazione è prevista soltanto in alcune zone del centro. Questo comporta una disparità tra gli esercenti e un inevitabile diverso afflusso di persone con un relativo minor fatturato per le attività discriminate».

«Non dobbiamo dimenticare poi -aggiunge Fabio Zambelli- tutte le attività fuori dal centro storico, che soffrono molto di più non avendo la stessa attrattiva nè le stesse possibilità, dato che sono escluse dagli ampliamenti degli orari di somministrazione e, contestualmente, anche dell’asporto. Quest’ultima disparità crea da sola uno svantaggio economico evidente».

«La Regione ha anche previsto di affidare il controllo dello spazio pubblico a degli street tutor: su questo punto -sottolinea Fabio Zambelli- nutro molte perplessità perché non si capisce chi dovrà pagarli e chi dovrà coordinarli. Non ritengo opportuno che alla fine siano gli esercenti a pagare per essere rimborsati poi, forse, attraverso un bando che non si sa se, quando e come sarà».

«Si può comprendere -conclude Fabio Zambelli- lo sforzo da parte delle istituzioni per far riaprire le attività, sebbene con tutti i protocolli del caso per tutelare la salute pubblica. Non si può, però, dare con una mano e poi togliere con l’altra. Già gli esercenti sono costretti a dover “provare” a lavorare; a dover rispettare, correttamente, protocolli su protocolli; a dover contingentare gli ingressi e nel mentre le piazze sono piene. Tanto vale allora evitare di obbligare i cittadini all’uso della mascherina, dal momento che non si riesce a multare gli indisciplinati, ed evitare di obbligare gli esercenti ad assumere gli street tutor a proprie spese per controllare il suolo pubblico, la cui vigilanza spetterebbe invece alle Forze dell’ordine. Alla fine di tutto i sanzionati sono e saranno proprio gli esercenti. E allora verrebbe voglia di richiudere».

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