C’è una crisi molto profonda nella più generale crisi economica e sociale dipendente dalla diffusione del coronavirus ed è quella che COVID-19 possa favorire l’aumento della discriminazione e il minority stress, una forma specifica di stress derivante dalla appartenenza ad una minoranza come quella LGBTQI+ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, altre minoranze sessuali).

Lo segnala un gruppo di ricercatori e ricercatrici Unimore, afferenti ai Dipartimenti di Economia Marco Biagi (DEMB) e di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze (BMN) della Facoltà di Medicina e Chirurgia, comprendente il Dottor Giorgio Mattei, la Dottoressa Tullia Russo, la Professoressa Tindara Addabbo e il Professor Gian Maria Galeazzi, che ha pubblicato da pochi giorni un lavoro sulla rivista International Journal of Social Psichiatry, dal titolo: “La recessione causata dall’epidemia di covid-19 potrebbe aumentare la discriminazione di persone LGBTQI+ e le problematiche di salute mentale connesse all’aumento del minority stress”.

Si tratta di un tema, purtroppo, di grande attualità, evidenziato anche dai recenti terribili e tragici episodi di omofobia e transfobia registrati nel nostro Paese nelle ultime settimane.

Le autrici e gli autori dello studio ricordano che dopo la crisi finanziaria globale si è studiato l’impatto della recessione sulla salute fisica e mentale delle popolazioni, riservando però minore attenzione agli aspetti discriminatori che possono insorgere a carico delle persone LGBTQI+. Questo, in Italia, è forse dovuto alla scarsità di dati disponibili. Infatti, il primo studio sulla discriminazione basata su genere, orientamento sessuale ed etnia, ad opera dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), risale al 2011, condotto su un campione di circa 8000 individui tra i 18 e i 74 anni.

Disporre di dati che consentano di dare visibilità alle diseguaglianze e discriminazioni per l’orientamento sessuale – afferma la Professoressa Tindara Addabbo del DEMB, Delegata del Rettore per le Pari Opportunità e componente del CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale sulle Discriminazioni e la vulnerabilità di Unimore – è anche uno degli obiettivi del progetto “LGBTQI+ Social and Economic (in)equalities” (LGBTIplus-inequalities) nell’ambito dell’Azione COST European cooperation in science and technology al quale componenti del gruppo di ricerca multidisciplinare partecipano”.

La popolazione delle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali, transgender e altre minoranze sessuali (LGBTQI+) rappresenta un gruppo di persone eterogeneo in quanto a necessità personali, di salute ed economiche. “In questo gruppo – spiega il Professor Gian Maria Galeazzi, docente di Psichiatria del BMN – si è rilevata una maggiore incidenza di episodi depressivi, suicidari e di abuso di sostanze, oltre a specifiche diseguaglianze in tema di salute mentale. Queste ultime sono legate al cosiddetto minority stress, che può essere ulteriormente incrementato a causa di fenomeni di discriminazione. Ciò può aumentare il rischio di problemi di salute mentale”.

A causa della mancanza di ricerche precedenti sull’argomento, il gruppo di ricerca Unimore ha ritenuto utile valutare in maniera trasversale l’associazione tra il tasso di disoccupazione e i risultati della ricerca condotta dall’ISTAT in merito ad atteggiamenti discriminatori, disaggregando l’analisi per macroregioni: Nord Est, Nord Ovest, Centro e Sud. “Abbiamo valutato – spiegano Giorgio Mattei e Tullia Russo – la correlazione tra disoccupazione e risposte al questionario ISTAT, che ha evidenziato una correlazione tra tasso di disoccupazione della popolazione generale e attitudini discriminatorie nei confronti delle persone LGBTQI+”.

Lo studio suggerisce dunque che una recessione può incrementare la discriminazione di individui LGBTQI+ così come di altre popolazioni e individui più esposti al rischio di essere discriminati come donne, migranti, ecc. Pertanto, dalle ricercatrici e ricercatori Unimore arriva l’auspicio che si attui un monitoraggio attento di fenomeni di discriminazione congiuntamente a specifiche politiche volte ad arginare il rischio di questa occorrenza. Inoltre, allo scopo di ridurre diseguaglianze e attitudini discriminatorie all’interno della società, è necessario che tutti i professionisti della salute mentale consapevoli della loro responsabilità sociale esercitino attenzione e advocacy (supporto).

Il lavoro è disponibile online al sito:

https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0020764020960770

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