Sessant’anni di sacerdozio e venticinque di episcopato: questi i traguardi che raggiunge nel 2020 mons. Paolo Rabitti, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio.
Nato a Castellarano il 28 ottobre 1936 da Fernando e Carla Marzi, ha ricevuto il battesimo il 1° novembre dal parroco don Giuseppe Reverberi e l’8 aprile 1945 la Prima Comunione a Felina – dove la famiglia era sfollata in casa del futuro cardinale Pignedoli – da don Giuseppe Iemmi.
Il 2 dicembre 1947 ha fatto il suo ingresso nel Seminario di Marola – nella classe di prima media con lui era don Gianfranco Gazzotti -; poi ha compiuto gli studi teologici nel Seminario regionale di Bologna.
Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale nella cattedrale di San Petronio il 30 ottobre 1960 dal cardinale Giacomo Lercaro; accanto a lui erano il fratello maggiore don Alberto, ordinato nel 1952, e don Giuseppe Dossetti. Ha celebrato la Prima Messa solenne in San Quirino a Correggio e la seconda in San Martino in Rio, dove era parroco mons. Emanuele Rabitti.
Ha frequentato gli studi teologici all’università Lateranense conseguendo la licenza in teologia e la laurea in ecclesiologia con una tesi approvata “magna cum laude”. Nel 1964, il ritorno nell’arcidiocesi di Bologna, dove già aveva svolto ministero come educatore e confessore a San Luca, per assumere per decisione del cardinale Lercaro il ruolo di assistente della Gioventù Studentesca.
Nel 1966 inizia l’intenso impegno di don Paolo Rabitti nell’Azione Cattolica dapprima nella diocesi petroniana come assistente dei giovani, poi come assistente regionale dell’Associazione; nel contempo è insegnante di religione nei licei.
Il 16 agosto 1971 riceve la nomina a rettore del Pontificio Seminario regionale di Bologna e di docente di teologia fondamentale; dal 1972 al 1984 nel seminario erano presenti 884 alunni – di cui 148 ordinati sacerdoti.
Nel 1978 iniziano gli incarichi a livello nazionale; è componente della Commissione Presbiterale Italiana e del “Gruppo Periti” della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica.
Nel 1984 riceve la nomina a vice assistente generale e assistente del settore adulti di Azione Cattolica; ha l’incarico del coordinamento degli assistenti centrali dell’Associazione e in questa veste visita tutte le regioni italiane e compie visite settimanali a molte presidenze diocesane e ai campi scuola, incarico contraddistinto da un’intensa e instancabile attività.
Nel 1987 partecipa in Argentina alla giornata mondiale della gioventù con Papa Giovanni Paolo II che nell’ottobre del 1988 lo nomina sottosegretario della Pontificia commissione per la conservazione del patrimonio artistico della Chiesa e in tale ruolo partecipa ad incontri internazionali a Malta e a Lione. Poi nel maggio 1993 viene promosso segretario della Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa; come delegato della Santa Sede partecipa a riunioni in Inghilterra e Marocco e ha frequenti incontri con papa Wojtyla.
Il 1995 segna un’altra importante tappa nel “cursus honorum” di mons. Paolo Rabitti: nel maggio viene pubblicata la sua nomina a vescovo di San Marino-Montefeltro decisa da San Giovanni Paolo II; il 24 giugno 1995 riceve la consacrazione episcopale nella cattedrale di Bologna dal cardinale Giacomo Biffi; tra i vescovi partecipanti alla cerimonia è anche mons. Gilberto Baroni.
Commendatore con placca dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, viene nominato il 27 settembre 2000 membro della Commissione episcopale italiana per il laicato, di cui sarà successivamente presidente.
Il 2 ottobre 2004 Papa Woytila lo nomina arcivescovo di Ferrare-Comacchio, diocesi che regge sino al marzo 2013.
Ma l’arcivescovo emerito Paolo non va in pensione: papa Francesco lo nomina il 16 dicembre 2013 componente della Congregazione dei vescovi dove resta sino al dicembre del 2016.
Segno dell’alta stima che Bergoglio ha di mons. Rabitti è la lettera, in latino con firma autografa, che gli ha inviato nel giugno sorso in occasione del XXV di episcopato “argenteum ordinationis episcopali iubileum”. Papa Francesco esprime gratitudine per la esimia diligenza pastorale esercitata nella comunità ecclesiali a lui affidate e nella Santa Sede, nonché per la sollecitudine sempre manifestata nel predicare gli insegnamenti e nell’illustrare i tesori di Cristo maestro al clero e alle comunità del popolo di Dio. Al riguardo il Santo Padre sottolinea la premura e l’umanità che sempre hanno contrassegnato mons. Rabitti.
Indubbiamente, la profonda spiritualità, l’intensa vita di preghiera, il sorriso, l’accoglienza, il senso forte dell’amicizia, la sollecitudine pastorale per l’Azione Cattolica e le diocesi in cui ha esercitato il suo prezioso e generoso ministero, l’entusiasmo, la passione educativa, l’attenzione per il clero e il laicato, la competenza nell’ambito dei beni culturali, la forte e prorompente capacità di dialogo costituiscono le doti che contraddistinguono il lungo ministero sacerdotale ed episcopale dell’arcivescovo Paolo.
Nell’omelia della solenne concelebrazione eucaristica presieduta nella cattedrale di Ferrara la scorsa domenica 11 ottobre , mons. Rabitti ha rivolto questa raccomandazione ai sacerdoti della diocesi dove è stata vescovo dal 2004 al 2013: “Preghiamo per questa nostra Chiesa, affinché resti unita, feconda di vita divina, salvatrice dell’umanità, evangelizzatrice dei propri concittadini, concorde, orante, Regno di Dio”. E in una recente intervista ha rilevato che in questi ultimi decenni di vita ecclesiale “siamo stati chiamati alla conversione missionaria, al rinnovamento della parrocchia, comunità di comunità, all’accoglienza delle associazioni e movimenti che sono ricchezza della Chiesa ma – se rimangono autoreferenziali – diventano nomadi senza radici”. Pertanto chi vuole essere ed è chiamato ad essere membro vivo, attivo, coerente con il Vangelo della Chiesa è sospinto ad essere totalmente immerso in ciò che Gesù ha insegnato, vissuto ed esigito dagli apostoli e conseguentemente dai battezzati, “scuotendo da se stesso quei pulviscoli infiltrati in lui da quel grigio pragmatismo della vita quotidiana che fanno correre il pericolo di meschinità e possono rendere i cristiani mummie da museo”, come si legge nell’esortazione apostolica Evangelii Guadium.