Le azioni contro il fumo passivo possono aiutare la lotta al Covid-19. Ne sono convinte le principali associazioni modenesi dei consumatori, che chiedono di vietare il fumo nelle aree prospicienti gli ingressi degli uffici pubblici e privati, negli spazi destinati a eventi pubblici all’aperto e nelle aree monumentali della città a maggior afflusso turistico, a partire dai luoghi dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Per questo Adiconsum, Adoc, Federconsumatori e Movimento Consumatori hanno scritto a Gian Carlo Muzzarelli (sindaco di Modena e presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria), Antonio Brambilla (direttore generale Ausl Modena) e ai sindaci modenesi richiamando l’attenzione sui rischi del fumo passivo e sollecitando provvedimenti.
Del tema si è occupata anche Radio Vaticana, che la settimana scorsa ha intervistato la responsabile di Adiconsum Emilia Centrale Adele Chiara Cangini.
«A livello mondiale si stima che il consumo di tabacco uccida ogni anno sei milioni di persone, mentre in Italia sono oltre 70 mila i decessi causati ogni anno dal fumo – affermano Adele Chiara Cangini (Adiconsum Emilia Centrale), Lorenzo Tollari (Adoc Modena), Marzio Govoni (Federconsumatori Modena) e Marina Goles (Movimento Consumatori Modena) –
Sono numeri impressionanti, per ridurre i quali sono impegnate molte energie. A Modena in particolare va segnalato l’eccellente lavoro dell’Ausl, con i suoi centri antifumo e le diverse iniziative educative organizzate nel tempo».
Le quattro associazioni consumeristiche chiedono che si innalzi l’attenzione generale anche sugli effetti del fumo passivo, i cui effetti negativi sulla salute delle persone, in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza, è stato ampiamente dimostrato. Come il fumo attivo, anche quello passivo è stato classificato dalla Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come sostanza cancerogena per l’uomo.
«L’evidenza scientifica indica che non ci sono livelli di esposizione al fumo passivo privi di rischio. In questo senso rientra anche il fumo passivo in ambienti aperti, rispetto al quale oggi, in assenza di una precisa normativa, a nostro parere vige un’eccessiva tolleranza – dicono Cangini, Tollari, Govoni e Goles – È stato dimostrato che il fumo di tabacco all’aperto è rilevabile fino a 9 metri di distanza, considerata la distanza minima di sicurezza per evitare l’esposizione a fumo passivo.
Ecco perché abbiamo richiesto un atto d’indirizzo della Conferenza territoriale sociale e sanitaria, rivolto prioritariamente ai Comuni. In tempi di Covid 19, un virus che può colpire nelle forme più gravi proprio i polmoni, è fondamentale evitare di sottoporre al fumo passivo le persone, in particolare bambini e donne in gravidanza».
Consapevoli che un approccio fatto soltanto di divieti in materia di fumo sarebbe perdente, nel lungo periodo Adiconsum, Adoc, Federconsumatori e Movimento Consumatori sperano di proporre modelli di comportamento positivo, soprattutto ai giovani.
Tuttavia le iniziative che esse chiedono nell’immediato sono finalizzate a tutelare dal fumo passivo i non fumatori, a partire dai soggetti maggiormente a rischio, per difendere i quali al momento porre la questione dal punto di vista solo culturale rischia di essere poco efficace.