ROMA (ITALPRESS) – Da oltre un decennio è in corso una crescita ininterrotta di nostri connazionali che si trasferiscono all’estero. Sono 5,5 milioni, infatti, gli italiani residenti all’estero, il 76,6% in più rispetto solo a 15 anni fa. A rivelarlo è il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei. Si tratta soprattutto di uomini, anche se la differenza di genere si sta assottigliando (le donne erano il 46% nel 2006, ora sono il 48%), sempre più giovani, anche grazie alle nascite all’estero (+150%) e al trasferimento di interi nuclei famigliari, ma soprattutto al trasferimento all’estero di ragazzi in cerca della prima occupazione (+78% rispetto a 15 anni fa). Nel 2019 hanno lasciato l’Italia 131 mila cittadini, ma complessivamente gli italiani che nel corso dell’anno si sono iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero sono stati 257.812 (di cui il 50,8% per espatrio, il 35,5% per nascita, il 3,6% per acquisizione cittadinanza). Molti italiani all’estero scelgono l’America Latina, soprattutto il Brasile, il Cile e l’Argentina. In Europa, dove risiedono 3 milioni di nostri connazionali, le mete principali della nostra emigrazione sono la Germania (oltre 252 mila nuove iscrizioni), il Regno Unito (quasi 215 mila), la Svizzera (più di 174 mila), la Francia (quasi 109 mila) e il Belgio (circa 59 mila). Negli ultimi anni si è assistito alla crescita in formazione e scolarizzazione della popolazione italiana residente oltreconfine: nel 2018, infatti, il 29,4% è laureato o dottorato e il 29,5% è diplomato mentre il 41,5% è ancora in possesso di un titolo di studio basso o non ha titolo. Viene così svelato un costante errore nella narrazione della mobilità recente raccontata come quasi esclusivamente composta da altamente qualificati occupati in nicchie di lavoro prestigiose e specialistiche quando, invece, a crescere sempre più è la componente “dei diplomati” alla ricerca all’estero di lavori generici.
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