“Non dimenticateci, non lasciateci soli”, è questo l’allarme lanciato questa mattina dai lavoratori del settore Gaming Hall e sale Bingo durante l’assemblea regionale indetta in videoconferenza dalla Fisascat Cisl Emilia Romagna.

“Si tratta del grido disperato  di  un settore che conta oltre 2500 lavoratori, di cui il 30 per cento part time, impiegati in quasi 200 sale giochi distribuite da Piacenza a Rimini. Lavoratori che, a causa delle attuali restrizioni legate al Covid, si trovano a fronteggiare, per loro e le loro famiglie, disagi sociali, reddituali e occupazionali sempre più ingenti, ancor più perché, guardando oltre l’emergenza pandemica, non riescono a intravedere alcuna prospettiva per il futuro”, ha commentato Felice Provvisiero, coordinatore regionale del settore per la Fisascat ER.

“Dalla stessa assemblea – ha continuato – è emersa anche la convinzione che gli strumenti e gli ammortizzatori sociali da mettere in campo debbano essere pensati per garantire la continuità lavorativa ad un settore delicato che permette, all’interno di un contesto di regole, di eliminare un mercato del gioco irregolare e illegale”.

“Sono lavoratori che – dichiara  Malgara Cappelli, segretaria generale regionale della Fisascat Cisl – che meritano lo stesso rispetto ed attenzione di altri. Lavoratori che hanno già pagato alti costi, in termini occupazionali e reddituali, a seguito dei numerosi processi di riorganizzazione del settore già prima del Covid. Ora, così come si fa in altri ambiti, è indispensabile valutare attentamente le ricadute occupazionali e sociali, con conseguenze che inevitabilmente interesseranno anche altri operatori dell’indotto e le aziende fornitrici di servizi.  Certo, sul piano sociale non possiamo certo sottovalutare i danni psicologici e patrimoniali che provoca l’insorgere di ludopatie severe ma, nel contempo, c’è anche un problema occupazionale di un sistema che nel frattempo si è andato strutturando e che deve essere correttamente gestito. In questo settore, in forte ristrutturazione, è indispensabile che, accanto agli ammortizzatori sociali, si mettano in atto politiche attive, anche attraverso l’utilizzo del Fondo Nuove Competenze, per garantire continuità occupazionale”.

Proprio per questo pochi giorni fa la Fisascat e la Cisl, a livello nazionale, hanno presentato una serie di proposte scrivendo: “L’ambito concessionario, attualmente affidato all’ Agenzia delle dogane e dei Monopoli, deve essere superato e riassegnato al settore pubblico per intero. Lo Stato deve tutelare la salubrità dei cittadini, tenendo insieme le esigenze fiscali, a quelle sociali e quindi deve essere soggetto centrale gestendo direttamente il gioco e le conseguenze che ne possono conseguire. Serve tempo per gestire il cambiamento, quindi necessita la proroga di 36 mesi delle concessioni per costruire, in modo ragionato e senza fretta, un “nuovo mondo del gioco d’azzardo; un nuovo sistema pubblico di gestione del gioco d’azzardo; il superamento delle competenze in materia di gioco d’azzardo tra Stato, Regioni e  Comuni, individuando nel primo, il gestore della materia; individuare aree specifiche, ”modello casinò” per evitare la presenza di sale gioco in zone urbane ad alta densità di povertà; inibire l’entrata di tutte quelle persone fruitrici di forme di sostegno al reddito: naspi, fis, cig, rdc e rem, operando controlli attenti e serrati con tutte le tecnologie oggi disponibili; contrastare il gioco online soprattutto per i giovani, oggi grande elemento di opacità;  l’utilizzo del fondo nuove competenze per ricollocare il personale eventualmente esuberante, creando le condizioni per rendere appetibile il loro inserimento in altri ambiti lavorativi; ammortizzatori sociali specifici; la semplificazione del CCNL di riferimento”.

 

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