Era stato fermato a fine ottobre dai carabinieri della sezione operativa della compagnia di Reggio Emilia, mentre in sella alla bicicletta si stava recando a consegnare tre dosi di cocaina che aveva abilmente occultate sotto l’anello che indossava al dito. Per questo motivo, con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, il cittadino tunisino M.A., 43enne, domiciliato a Reggio Emilia, era finito in carcere per mano dei carabinieri che nella successiva perquisizione domiciliare arrestarono anche la compagna convivente, la 29enne A.M., che dapprima minacciava gli operanti, per poi aggredirli fisicamente tanto da causare lesioni a un militare guaribili in 4 giorni.
Oltre allo stupefacente, nelle fasi dell’arresto i militari hanno sequestrato al pusher anche due cellulari uno, dei quali continuava a squillare. Chiamate, come poi accertato, che provenivano da clienti che lo contattavano per ottenere dosi di cocaina. Una decina per ora quelli rintracciati dai carabinieri e convocati in caserma e dalla cui escussione i militari hanno ricostruito un anno di spaccio di Karim, nomignolo con cui era noto ai suoi clienti, documentando centinaia di cessioni che il 43enne curava personalmente raggiungendo i clienti in sella alla bicicletta nella zona del centro di Reggio Emilia (il parcheggio dell’ex caserma Zucchi, via Roma, il parcheggio del supermercato Esselunga e l’area antistante il Palazzetto dello Sport). Clienti, quelli identificati e convocati in caserma dai carabinieri che a loro volta sono stati segnalati quali assuntori di stupefacenti alla Prefettura reggiana.
Secondo gli accertamenti condotti dai carabinieri della sezione operativa, l’intraprendente tunisino avrebbe smerciato in un anno di lavoro centinaia di dosi di cocaina monetizzando nel tempo migliaia di euro. Da tempo i carabinieri della sezione operativa avevano messo gli occhi sul 43enne che per questo motivo a fine ottobre era stato sottoposto a controllo e trovato in possesso di tre dosi di cocaina che occultava sotto l‘anello infilato al dito. Dosi, come poi emerso nelle fasi del controllo, che dovevano essere consegnate a un cliente che, spazientito per l’attesa aveva chiamato Karim, come da lui conosciuto, trovandosi dall’altra parte del telefono i carabinieri che l’hanno convocato in caserma dove ha ammesso i motivi della chiamata al suo abituale fornitore di cocaina. Come lui altri clienti spazientiti per il ritardo nelle consegne del giorno, che non potevano essere curate in quanto il 43enne era finito in manette, hanno chiamato Karim ritrovandosi i carabinieri. Sono tutti finiti in caserma dove sono stati sottoposti a una laboriosa attività di verbalizzazione quale persone informate sui fatti. Dichiarazioni quelle dei clienti che per ora hanno consentito di ricostruire un anno di continua attività di spaccio di Karim la cui posizione si è quindi ulteriormente aggravata giacché le risultanze delle indagini sono state refertate alla Procura reggiana ravvisandosi il reato continuato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.