“Forte rischio di diffondere la peste suina africana e nuove epidemie sul territorio reggiano: no all’immissione di lepri dall’estero”. È la netta risposta della Regione alla sollecitazione di CIA REGGIO sul grave pericolo di contagiare la fauna locale e gli allevamenti suinicoli reggiani ed emiliano romagnoli: “Ci sarebbero tragici effetti economici per le stalle, che potrebbero arrivare anche alla definitiva chiusura – denuncia l’associazione degli agricoltori di Viale Trento e Trieste -. Per evitare ogni pericolo, chiediamo che la selvaggina per la caccia sia acquistata solo nel nostro Paese. Gli oltre 100 allevatori reggiani, già in ginocchio per le bassissime quotazioni del mercato, sono molto preoccupati e temono un devastante tsunami che spazzerebbe via uno storico settore del nostro territorio che conta circa 265mila capi allevati”.
Vista la potenziale gravità della situazione, la risposta all’associazione del Servizio territoriale ‘Agricoltura, caccia e pesca’ di Reggio (che fa capo alla Regione), non si è fatta attendere. “È arrivata in pochissimo tempo – sottolineano da Cia -: e per questo vogliamo innanzitutto dire il nostro grazie per la rapidità e i contenuti che non possono che trovarci completamente d’accordo. Nel documento ufficiale si rimarca infatti che il presentarsi della peste suina – non trasmissibile agli esseri umani – in un territorio mette fortemente a rischio gli allevamenti di suini che, se anche non fossero colpiti direttamente, si troverebbero a non poter commercializzare i propri animali a causa delle misure di contenimento. Pertanto, la malattia mette a repentaglio la loro sopravvivenza e causerebbe danni economici milionari”.
Nel documento del Servizio, indirizzato ai presidenti degli Atc e ai componenti della consulta venatoria, si spiega che tutto ciò che proviene da aree infette (Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Ucraina, Slovacchia, Serbia, Moldavia, Estonia, Lettonia, Lituania, Germania, Belgio e Grecia) è “potenzialmente vettore del virus: automezzi, oggetti quali casse di trasporto, persone, animali, trofei di caccia e carni. Pur in assenza di autorizzazione da parte del Servizio territoriale, qualora venissero seguite procedure che rendessero lecite le importazioni, chi ne prendesse l’iniziativa si assumerebbe potenzialmente una notevole responsabilità rispetto al danno economico enorme che potrebbe verificarsi”. Ma non solo peste suina. Il Servizio spiega infatti che la lepre “è un animale fragile, soggetto a diverse malattie e l’importazione di capi di cattura dall’estero non fa che aumentare il rischio di diffondere nuove epidemie mettendo a rischio le popolazioni locali”.
Si ricorda perciò che, indipendentemente dall’emergenza della peste suina, il Piano Faunistico Venatorio Regionale sconsiglia fortemente l’importazione delle lepri. La conclusione non lascia spazio a dubbi: “Il Servizio regionale non autorizzerà l’immissione dall’estero”.