“La celebrazione del Giorno della memoria, con il Ricordo delle persone sterminate e la Memoria di un fatto storico immane, anche se quest’anno si svolge in una forma necessariamente diversa e contingentata a causa del contesto in cui ci troviamo, rappresenta un momento necessario e doveroso, che ci riporta al momento più difficile e drammatico della storia d’Europa, per certi versi uno dei momenti più tragici dell’intera storia dell’umanità. La Shoah rappresenta da un lato uno dei momenti più bui della storia europea, ma dall’altro lato anche il momento in cui si pongono le basi di quella rinascita di una comunità europea, dell’Europa della democrazia, della libertà, della giustizia e dello stato di diritto. Di quella che, insomma, è l’Europa contemporanea, che da oltre settantasei anni ci consente di vivere in pace perché ha saputo porre, tra i tanti valori e principi che ne costituiscono le fondamenta, la consapevolezza delle tante diversità, anche religiose, che la attraversano, che hanno contribuito a fondarla e che ebbero in quella atrocità, nel momento in cui si decise di sterminare la diversità nel nome di una visione assolutamente agghiacciante, il suo momento più cupo e più drammatico”.
Così il sindaco Luca Vecchi, intervenuto stamani nella sinagoga di Reggio Emilia, per la celebrazione del Giorno della Memoria. Fra le autorità presenti, il presidente della Provincia Giorgio Zanni, il prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli e il rabbino della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, Beniamino Goldstein, che ha pregato un Salmo al momento della deposizione della corona di alloro alle lapidi che, sulla facciata della sinagoga di via dell’Aquila, riportano i nomi dei deportati ebrei reggiani.
“In questi 76 anni – ha proseguito il sindaco – Reggio Emilia non ha mai girato la testa dall’altra parte, compiendo al contrario un suo percorso di conoscenza e approfondimento che ha avuto l’apporto fondamentale di Istoreco e la partecipazione importante del mondo educativo e scolastico e della città tutta. Tra le tante esperienze fatte in questi anni, ne voglio citare due in particolare. La prima è quella delle Pietre d’inciampo: un’esperienza che, nella sua apparente semplicità ma nella sua sostanziale profondità, ci ha consentito di fare riemergere la memoria e anche la vicinanza a quella che fu il vissuto della comunità ebraica anche nella nostra città, in quel preciso momento della storia.
“La seconda esperienza che voglio ricordare è quella dei viaggi della memoria, che in molti di noi hanno vissuto: un’attività di conoscenza e condivisione molto importante che nell’epoca del Covid si è momentaneamente interrotta, ma che in questi anni ha portato – da Reggio Emilia come poche altre città in Italia – migliaia di ragazzi delle nostre scuole superiori nei luoghi della memoria, facendo vivere loro un’esperienza di grande consapevolezza e profondità. Credo questo sia un elemento che fa onore alla città e a tutte le istituzioni che contribuiscono a realizzare questi momenti. In questi anni ho partecipato anche io ai Viaggi delle memoria, per due volte, e oggi in particolare vorrei ricordare un momento del mio secondo Viaggio della memoria del 2017, fatto insieme all’allora presidente della Provincia Giammaria Manghi e soprattutto insieme al vescovo Massimo Camisasca, al rabbino Beniamino Goldstein della comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia e all’imam Yosif El Samahy, in rappresentanza delle comunità islamiche di Reggio Emilia. Insieme a oltre un migliaio di studenti visitammo i campi di concentramento e sterminio di Auschwitz e Birkenau e fu un momento di grande intensità, non soltanto per il significato interculturale e interreligioso, ma soprattutto perché quell’episodio non era frutto del caso, ma era la dimostrazione di una città pronta a fare un’importante esperienza di incontro, dialogo e confronto, proseguita poi negli anni successivi.
“Credo che oggi – ha concluso il sindaco – sia importante essere qui uniti nel ricordo, con la consapevolezza di quella memoria e delle responsibilità che portiamo sulle spalle, e soprattutto dell’impegno di continuare a guardare il futuro senza dimenticare il passato, trasferendo in particolar modo alle giovani generazioni quei valori che sono depositati in tutte le costituzioni contemporanee dei paesi democratici europei, occidentali e mondiali, che hanno visto nascere la democrazia all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale”.