Il settore dei prodotti in metallo è in fermento. Da diverse settimane, come certificato da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato Lapam, arrivano segnali di aumento dei prezzi delle materie prime, particolarmente dannoso per il sistema delle imprese nella recessione ancora in corso. L’accelerazione della dinamica dei prezzi risale agli ultimi mesi del 2020: a dicembre l’indice delle materie prime dei metallo segnava un aumento del 37,1% (era +24,7% a novembre); nel dettaglio il minerale di ferro aumentava del 68,2% (era 49,0% a novembre), il rame del +27,9% (+20,6% a novembre), lo zinco del +22,3% (+10,1% a novembre) e il nichel del +21,6% (+4,2% a novembre)”.

Secondo l’analisi Confartigianato Lapam, nei primi dieci mesi del 2020 il fatturato delle imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo è sceso del 15,7%, oltre due punti più accentuato della riduzione rilevata nella media del manifatturiero, -13,4%. Per le micro e piccole imprese del settore. Uno stress da costi in una fase di mercato debole rappresenta un mix velenoso per le imprese, che distrugge valore aggiunto e rallenta la ripresa. Gli effetti sui bilanci delle imprese di questo importante cluster del made in Italy sono rilevanti, considerando che gli acquisti di materie prime pesano per il 44,4% del fatturato.

«Questi aumenti – sottolinea Davide Gruppi, presidente Meccanica Lapam – sono un serio problema per il comparto meccanico del nostro territorio che, come sappiamo, rappresenta la spina dorsale del sistema economico. L’aumento dei prezzi dei metalli e delle sue leghe, in particolare dell’acciaio, è frutto di un combinato disposto tra un aumento improvviso dei fabbisogni e scarsa disponibilità di materiale. Queste dinamiche, generate da una serie di fattori internazionali (la ripresa della domanda Cinese, l’aumento del costo delle materie prime nei mercati extra UE, l’incertezza generata da Covid-19), impatta in modo molto profondo sulle nostre imprese. La lenta ma progressiva uscita dal disastro provocato dalla pandemia e la prospettiva di una ripresa economica europea fa però sperare in un futuro periodo di crescita».

L’ultimo numero dell’Ufficio Studi Confartigianato Lapam evidenzia come l’Italia importi prodotti della metallurgia per 32,9 miliardi di euro (cumulato ultimi dodici mesi), a fronte di esportazioni per 29,3 miliardi. Il saldo del commercio estero è dunque negativo per 3,6 miliardi di euro.

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