La Cisl scuola ha sempre sostenuto e lavorato perché la scuola fosse in presenza. Sappiamo bene che bambini e adolescenti hanno bisogno di stare a scuola, di socialità. Tuttavia, se si vuole una scuola in presenza, perché la si ritiene giustamente una priorità, occorre darle gli strumenti idonei. Istanze che, come Cisl Scuola, avevamo avanzato da subito: presenza di hub dedicati in prossimità delle scuole con l’obiettivo di un tracciamento efficace e tempestivo e stretto contatto tra istituti scolastici e Asl, evitando categoricamente di chiedere ai dirigenti scolastici e al personale della scuola di assumersi responsabilità e svolgere compiti specifici di quest’ultima.

Il mondo della scuola ha sempre lavorato senza sosta e fatto fronte con tutte le energie possibili alle difficoltà causate dalla pandemia, utilizzando la DAD quando non era possibile fare altro e mettendo in atto tutte le misure necessarie per la sicurezza.

Lo hanno fatto e lo fanno prima di tutto i dirigenti scolastici, a cui bisognerebbe essere grati anziché criticarli come fanno i tanti che evidentemente non conoscono la realtà delle cose, e, insieme a loro, i docenti e tutto il personale della scuola.

Un intero settore che è stato di fatto abbandonato, lasciato solo. Spiace vedere che l’istituzione di riferimento di questi lavoratori, il Ministero dell’Istruzione, non proferisca parola su questa situazione e non risponda a richieste e sollecitazioni che vengono continuamente poste dal personale scolastico.

È evidente che la cosiddetta “quarta ondata”, con una variante più che mai contagiosa, ci ha posto davanti a uno scenario inaspettato che rende veramente complicato mantenere la scuola in presenza. D’altro canto i dati della regione Emilia-Romagna sono impietosi e parlano di un’esplosione di studenti (13.133) e di insegnati (circa 400) in quarantena, con la conseguenza di un migliaio circa di classi anch’esse in quarantena.

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