L’aumento dei costi energetici e delle materie prime pesa sul futuro e sulla ripresa dell’industria manifatturiera che, in Emilia-Romagna, aveva chiuso il terzo trimestre 2021 in forte espansione.

Come certificato da ISTAT, a livello nazionale, nel mese di gennaio 2022, c’è stata una evidente caduta per la produzione industriale. Occorre intervenire con tempestive strategie per fare in modo che l’industria manifatturiera possa ritornare sul percorso di ripresa e di crescita che si era consolidata come effettiva.

L’indagine congiunturale sull’industria, realizzata da Unioncamere Emilia-Romagna relativa al terzo trimestre 2021, restituisce l’immagine di un completo recupero con un volume della produzione aumentato del 10,7 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2020, tanto da risultare superiore del 3,3 per cento rispetto al 2019.

Per il fatturato (+11,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020) una dinamica leggermente superiore, come ci si poteva attendere sotto la pressione dell’aumento dei prezzi industriali, sostenuti dalle quotazioni delle materie prime, dei semilavorati e componenti. L’andamento del fatturato estero ha mostrato un andamento analogo, ma leggermente più marcato (+12,6 per cento).

Un elemento degno di attenzione è costituito dai dati relativi al processo di acquisizione degli ordini, che ha mostrato una solida tendenza positiva (+13,0 per cento), leggermente superiore per quelli pervenuti dall’estero (+13,6 per cento).

Il grado di utilizzo degli impianti era risalito al 78,3 per cento, superiore anche al livello riferito allo stesso trimestre del 2019 (che era pari al 75,4 per cento).

 

I settori

L’attività è risultata in forte ripresa, con sensibile variazione dell’intensità.

L’industria metallurgica e delle lavorazioni metalliche ha decisamente confermato la tendenza (+14,3 per cento), nonostante l’aumento dei prezzi dei metalli. Segue l’ampio aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto (+13,6 per cento) La piccola industria del legno e del mobile ha messo a segno un consistente recupero (+10,7 per cento). Anche il gruppo eterogeneo delle “altre industrie” (che comprende le industrie della chimica, farmaceutica, plastica e gomma e quelle della trasformazione dei minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro) testimonia la ripresa, nonostante una dinamica più contenuta (+7,7 per cento). La crescita procede per l’industria alimentare (+5,6 per cento). Il rimbalzo è più contenuto per le industrie della moda gravate dalla variazione dei comportamenti dei consumatori durante la pandemia con un recupero della produzione ridotto (+2,2 per cento).

 

La dimensione delle imprese

Si è rafforzata la tendenza positiva per tutte le classi dimensionali. In particolare, per le imprese minori la produzione è salita del 6,6 per cento, meglio le piccole imprese (+12,0 per cento), mentre le imprese medio-grandi hanno sfruttato a pieno il recupero (+11,1 per cento), tanto da avere superato decisamente il livello della produzione dello stesso trimestre del 2019 (+6,2 per cento).

 

Il registro delle imprese

Le imprese attive, a fine settembre 2021, risultavano 43.717 (pari all’10,9 per cento delle imprese attive della regione), con una diminuzione corrispondente a 224 imprese (-0,5 per cento) rispetto all’anno precedente.

 

Il futuro

Le prossime rilevazioni congiunturali chiariranno gli effetti dell’attuale situazione energetica sull’industria regionale.

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