Dall’indagine di Cgil Sassuolo, effettuata insieme a Federconsumatori e Csc Caf Cgil su 26.000 dichiarazioni dei redditi di lavoratori dipendenti dall’anno fiscale 2016 al 2020 (in pratica 6.000 dichiarazioni all’anno), emerge il dato allarmante di un calo progressivo dei redditi, passando da un reddito medio di 19.673 euro annui lordi del 2016, ai 18.881 euro del 2020.

Questo dato, seppur a campione, delinea una tendenza di stagnazione sull’andamento dei redditi, che associata all’esplosione dell’inflazione attesa intorno al 5% nel 2022, determinerà una perdita di potere d’acquisto che  rischia di far scivolare sotto la soglia di povertà un numero maggiore di famiglie.

Dall’indagine stessa emergono anche altri due elementi drammatici: il differenziale dei redditi tra lavoratori e lavoratrici, dove il reddito delle lavoratrici è di oltre un terzo inferiore rispetto ai colleghi uomini, guadagnando in media oltre 7.000 euro lordi annui in meno.

Il secondo aspetto è il reddito proporzionale all’anagrafica, che passa da quasi 23.000 euro degli ultra 55enni, ai circa 12.000 euro dei lavoratori tra 25 e 34 anni.

Anche in un comprensorio come quello ceramico, dove il reddito medio è più alto di quello provinciale, sono presenti molti redditi bassi, con cui le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese. Con ciò si rischia un’ulteriore concentramento e polarizzazione delle ricchezze prodotte solo a vantaggio di una parte della popolazione.

Le cause di tutto ciò sono da ricercare non solo sulle difficoltà nel rinnovare i vari contratti sia a livello nazionale che a livello aziendale, ma anche e soprattutto sulla tipologia di rapporti di lavoro dove la discontinuità e la precarietà regna sovrana, dovuta al fallimento delle regole del Jobs Act introdotte dal Governo Renzi nel 2015.

Insieme a questi dati reddituali, anche nel territorio del distretto ceramico si evidenzia un problema demografico con un calo dal 2012 al 2020 della popolazione complessiva, ma soprattutto di coloro che hanno meno di 14 anni (circa 1.200 ragazzi/e e bambini/e in meno), mentre è in aumento la popolazione degli over 65 di oltre 3.500 unità determinando un invecchiamento dei residenti che avranno bisogno di maggiori servizi. Il calo delle nascite è però dovuto anche e soprattutto al calo dei redditi da lavoro e alle difficoltà di conciliare tempi di vita-lavoro per le lavoratrici madri, spesso costrette ad abbondare il lavoro nei primi anni di vita del bambino.

“Partendo  da questi numeri ritengo che sia indispensabile da subito – afferma Cesare Pizzolla coordinatore Cgil zona di Sassuolo – aprire un percorso con tutti i soggetti del territorio (Istituzioni, Sindacati, Associazioni d’Impresa) per ragionare delle iniziative concrete che i Comuni possono mettere in campo per aiutare le famiglie che andranno in difficoltà per l’aumento del costo della vita a partire delle bollette.  Dall’altro, il tavolo territoriale deve aprire un confronto sul modello di sviluppo del territorio trovando soluzioni che continuino a garantire l’attrattività del territorio per le imprese, e al tempo stesso realizzando azioni per creare una maggiore distribuzione delle ricchezze verso i ceti più deboli”.

“Sino a quando  si continuano ad avere salari di 1.200-1.400 euro e un costo molto alto della vita nella zona, a partire dagli affitti (6-700 euro al mese), è chiaro che diminuisce l’attrattività del territorio per quei flussi migratori che sono indispensabili per far girare il sistema produttivo del comprensorio” continua Pizzolla.

Quindi il Patto per il Comprensorio delle Ceramiche da definire sulla linea del Patto per il Lavoro e il Clima regionale, dovrà coniugare  la crescita delle imprese con la creazione di lavoro non povero strutturato, giustamente retribuito e legale, e che provi da subito a trovare le giuste soluzioni alle trasformazioni di prodotto e  di processo evitando che queste si possano scaricare sui lavoratori.

In tal senso vanno utilizzati tutti i soldi che arriveranno ai Comuni dal Pnrr.

“La crescita non si può chiamare tale se non permette a tutti di stare meglio!!! E le diseguaglianze nella società e nel lavoro non sono il prezzo da pagare per lo sviluppo!!!” conclude Cesare Pizzolla.

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