Un intervento innovativo di riparazione di fistola bronco-pleurica è stato effettuato nei giorni scorsi, per la prima volta in Italia, al Policlinico di Modena, grazie alla collaborazione tra le equipe di Malattie dell’Apparato Respiratorio, diretta dal prof. Enrico Clini, di Otorinolaringoiatria, diretta dal prof. Daniele Marchioni e di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, diretta dal prof. Giorgio De Santis. Con loro il prof. Alessandro Stefani, direttore della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica di Unimore.
Grazie a questo lavoro di equipe, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria ha potuto effettuare, mediante tecnica endoscopica l’impianto di tessuto adiposo autologo (prelevato dal paziente stesso) per riparare in due pazienti le fistole bronco-pleuriche formatasi a distanza di mesi dopo resezione polmonare per causa di neoplasia. I risultati clinici di questa esperienza innovativa sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Annals of Thoracic Surgery.
“La fistola bronco-pleurica – spiega il Direttore delle Malattie dell’Apparato Respiratorio prof. Enrico Clini – si forma come comunicazione anomala fra le vie aeree (bronchi) e la cavità pleurica favorendo passaggio di aria. E’ una importante complicazione, non del tutto rara, che può seguire a distanza la resezione del polmone per varia causa, sia essa una asportazione completa (pneumonectomia) o parziale (lobectomia) dell’organo, e che, come tale, può produrre danni fino al decesso del paziente. Va quindi riconosciuta e possibilmente trattata tempestivamente.”.
L’intervento è stato eseguito in multiequipe dal Dottor Alessandro Marchioni (Malattie dell’Apparato Respiratorio) e dal Prof Francesco Mattioli (Otorinolaringoiatria) con la collaborazione del Dottor Alessandro Andreani e Gaia Cappiello (Malattie dell’Apparato Respiratorio), dottoresse Monica Bortolani e Francesca Frignani Gazzotti dell’Anestesia e Rianimazione II diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini. Con loro il personale infermieristico del Blocco Operatorio.
“La chiusura di una fistola bronco-pleurica mediante intervento chirurgico è raramente eseguibile – prosegue il prof. Alessandro Stefani che dirige la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica – L’opzione chirurgica tradizionalmente più utilizzata è la creazione di un’apertura a livello della parete toracica (pleurostomia), per controllare l’infezione pleurica in attesa della chiusura spontanea della fistola, che non sempre avviene. La presenza di una pleurostomia rappresenta però per il paziente una condizione invalidante, specie se definitiva. È soprattutto per questo che si cercano strade alternative, meno invasive.”
L’idea di un impianto autologo di tessuto adiposo, utilizzato spesso nella chirurgia estetica e ricostruttiva per riparare difetti tissutali, ha preso corpo per le caratteristiche specifiche del danno che è stato osservato nei due pazienti ricoverati al Policlinico di Modena, cioè la particolare ampiezza della fistolache non consentiva una riparazione con altre tecniche endoscopiche già sperimentate. Il vantaggio consiste quindi nella possibilità di chiudere una fistola ampia che le altre tecniche non riescono a fare e senza grande invasività.
“In letteratura sono già descritte tecniche di riparazione endoscopica delle fistole broncopleuriche, – afferma il dott. Alessandro Marchioni, Responsabile della Struttura Semplice di Broncoscopia Diagnostica e Interventistica e primo autore della pubblicazione scientifica – siano esse mediante un impianto di valvole endobronchiali che occludono il passaggio di aria oppure anche con l’iniezione di cellule stromali di derivazione adiposa (lipofilling), ma che si adattano alle situazioni in cui la fistola ha un diametro molto piccolo, quindi non il caso dei nostri due pazienti”.
In ambito otorinolaringoiatrico l’impianto endoscopico trans-nasale di tessuto adiposo prelevato dalla parete addominale anteriore è già stato adottato per riparare difetti della dura madre che favoriscono fuoriuscita e passaggio di fluido cerebrospinale attraverso la base cranica. Nel nostro ospedale, quindi, la esperienza di otorini, pneumologi, chirurghi plastici e toracici ha consentito una virtuosa discussione sulla migliore soluzione da adottare, giungendo perciò alla decisione di esportare le esperienze individuali in un modello clinico che, per la prima volta, riguarda le vie aeree.
“Nei pazienti trattati – suggerisce il prof. Francesco Mattioli della cattedra universitaria ORL– è possibile che l’ottimo risultato osservato con chiusura della fistola e quindi ripristino della normale anatomia e funzionalità del polmone, sia dipeso dalla risoluzione del processo infiammatorio e dalla rivascolarizzazione favorita dal tessuto adiposo inserito nel tessuto peri-fistolico, ma anche da un utilizzo appropriato delle colle biologiche a base di acido ialuronico utilizzare per fissare l’impianto”.
Questa unica e innovativa esperienza di Modena apre la strada per nuovi orizzonti per la cura di situazioni difficili da trattare e connesse a molte complicazioni gravi che possono seguire la chirurgia toraco-polmonare. Questo lavoro interdisciplinare è alla base del percorso che porterà alla nascita, in Azienda Ospedaliero – Universitaria di un ambulatorio multidisciplinare sulla chirurgia della Trachea che vuole essere un punto di riferimento nazionale.