Con la riforma dell’Irpef a livello nazionale, che riduce da cinque a quattro gli scaglioni di reddito di riferimento, Modena deve adeguare anche le addizionali comunali dato che sono diversificate in maniera progressiva e non tutte corrispondono ai vecchi scaglioni. Il Consiglio comunale ha approvato il provvedimento nella seduta di giovedì 31 marzo decidendo, con l’obiettivo dell’invarianza di gettito, di continuare ad applicare l’aliquota massima dello 0,8 per cento solo per lo scaglione dei redditi più alti, che ora è quello che parte da 50 mila euro, più ampio quindi di quello precedente.

Per gli altri scaglioni sono confermate, senza esenzioni, le aliquote in vigore: 0,50 per cento fino a 15 mila euro; 0,64 tra i 15 mila e i 28 mila euro; 0,75 tra i 28 mila e i 50 mila euro.
Prima della riforma nazionale gli scaglioni per i valori più alti erano diversi: si andava dai 28 mila ai 55 mila euro e l’addizionale applicata era dello 0,75: poi dai 55 mila ai 75 mila euro (addizionale allo 0,79) e quindi oltre i 75 mila euro dove l’addizionale era al livello massimo dello 0,80.
La delibera, presentata dall’assessore al Bilancio Gianpietro Cavazza, è stata approvata con il voto della maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Europa verde – Verdi e Modena civica) e quello contrario delle opposizioni: Movimento 5 stelle, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia e Modena sociale.
L’assessore Cavazza ha sottolineato come, all’insegna dell’equità, sia stata mantenuta la progressività senza aumentare l’aliquota in tutti gli scaglioni di reddito fino a 50 mila euro e mantenendo l’aliquota massima solo nello scaglione dei redditi più alti, che ora è più ampio. E ha precisato che, sulla base delle simulazioni sui redditi 2019, rese disponibili dal Ministero in febbraio, il gettito dovrebbe attestarsi su quello dello scorso anno (20 milioni e 450 mila euro), anche se dovrà essere verificata l’applicazione delle nuove detrazioni previste dalla normativa nazionale che potrebbero ridurre la base imponibile.
Il simulatore del Ministero conferma che l’aliquota media per Modena non varia, rimane allo 0,56 per cento, più bassa della media nazionale che è allo 0,65.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Il Consiglio comunale di Modena ha approvato la delibera che adegua le addizionali comunali alla riforma dell’Irpef a livello nazionale, che riduce da cinque a quattro gli scaglioni di reddito di riferimento. La delibera, presentata dall’assessore al Bilancio Gianpietro Cavazza, è stata approvata con il voto della maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Europa verde – Verdi e Modena civica) e quello contrario delle opposizioni: Movimento 5 stelle, Lega Modena, Forza Italia, Fratelli d’Italia – Popolo della famiglia e Modena sociale.

In apertura del dibattito, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha affermato che “quello che sembra un banale adeguamento, in realtà è un ulteriore aggravio a carico delle famiglie, minimo ma comunque fastidioso”. L’adeguamento, ha detto la consigliera, “segue l’aumento dell’addizionale deliberato nel 2020, in piena emergenza, che avevamo tentato di fermare in ogni modo e che ha gravato in modo significativo sui modenesi. E oggi, per mantenere invariato il gettito generato da quell’aumento si aggiustano nuovamente verso l’alto le aliquote. Si poteva scegliere, invece, di utilizzare l’avanzo di bilancio per ridurre le aliquote: minori entrate sarebbero state sostenibilissime, come dicono le simulazioni, sia quelle ad aliquota unica sia con cali per i singoli scaglioni”.

Katia Parisi (Modena civica) ha sottolineato che la decisione di non modificare le aliquote se non per i redditi più alti “è segno di particolare attenzione da parte di questa amministrazione verso i redditi medio-bassi e le fasce di popolazione che soffrono maggiormente, anche a causa della perdurante situazione di crisi che stiamo vivendo per la pandemia, il caro energia e ora la guerra”. Per Parisi è importante anche “aver mantenuto la progressività dell’imposta: ci sono Comuni che hanno azzerato l’aliquota per i redditi fino a 15 mila euro, ma tutti gli altri pagano molto di più. Giusto, quindi, aver mantenuto la progressione in base al reddito”.

Questa amministrazione, ha detto Alberto Bosi (Lega Modena) “ha già aumentato l’addizionale Irpef due anni fa, in pieno lockdown, con tutte le associazioni di categoria contrarie, e oggi lo fa ancora. Mentre il governo centrale, spinto da centrodestra, riduce gli scaglioni Irpef, quello modenese, anziché riformare la spesa corrente fa la sola cosa che sa fare per far tornare i conti e mantenere lo status quo: tassare i propri cittadini. L’aumento dell’Irpef locale – ha proseguito – è l’ennesimo colpo al ceto medio produttivo modenese e non farà altro che provocare una riduzione dei consumi in un momento molto delicato della nostra economica. Questa è una decisione che consideriamo negativa per il bene della nostra comunità”. Stefano Prampolini ha affermato che “i Paesi che crescono hanno tasse basse, mentre quelli che pensano si possa vivere di pensioni e burocrazia e trascurano le imprese, come il nostro, sono fermi”. Secondo il consigliere, la spinta per aumentare le aliquote “viene dagli enti pubblici, per soddisfare i bisogni ma anche le clientele. Anche questo Comune ha la tendenza ad aumentare le imposte, drenando soldi che potrebbero essere investiti meglio dai cittadini”.

Dopo aver ricordato che la delibera “mantiene impegni presi anche da questo Consiglio come l’invarianza del gettito”, Marco Forghieri (Pd) ha sottolineato come la scelta sia stata “applicare l’impianto nazionale dell’Irpef e mantenere differenziate le aliquote per applicare il più possibile i criteri di equità e progressività che ci siamo dati come impegno. Per mantenere invariato il gettito e non volendo applicare l’aliquota unica, è stato inevitabile concentrarsi sulla fascia più alta dei contribuenti”. Forghieri ha auspicato, inoltre, che nei prossimi anni i Comuni possano disporre di “gestire una leva fiscale non solo legata alle addizionali, che ci consenta di fare in pieno il nostro mestiere”. Anche Antonio Carpentieri ha sottolineato la decisione di continuare ad applicare il principio della progressività delle tasse, “previsto dalla Costituzione. La delibera dell’amministrazione si conforma alla riforma dell’Irpef nazionale mantenendo, appunto, la progressività per la quale i redditi più alti, pagano più tasse. È un principio giusto che rispetta il criterio dell’equità, al contrario dell’aliquota unica che, invece, va contro gli interessi dei cittadini, soprattutto di chi ha un reddito medio-basso. Mi sarei aspettato – ha concluso – che le forze politiche che hanno approvato la riforma nazionale approvassero anche questa”.

Per Giovanni Silingardi (Movimento 5 stelle) “è vero che la delibera è un atto sostanzialmente automatico ma deriva da due scelte politiche precedenti e che noi abbiamo criticato: l’aumento delle aliquote dell’addizionale Irpef nel Bilancio 2020 e la decisione di adeguare le aliquote mantenendo l’invarianza di gettito. L’impianto di oggi non porta a spostamenti rilevanti e le imposte rimangono invariate per i redditi medio-bassi, ma forse, in un periodo come questo, una riflessione sull’esenzione per le fasce di reddito più basse si sarebbe potuta fare: avremmo potuto prenderci il tempo fino alla scadenza del 31 maggio e dare un aiuto, simbolico e concreto insieme, alle fasce più basse”.

Federico Trianni (Sinistra per Modena) ha ribadito che l’adeguamento dell’addizionale, “che recepisce la rivoluzione degli scaglioni a livello nazionale, mantiene la progressività in base al reddito e fa crescere solo le aliquote dei redditi più alti. In coerenza con la normativa nazionale e con l’ordine del giorno di questo Consiglio per mantenere l’invarianza di gettito e, appunto, la progressività”.

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