Da inizio pandemia al 22 marzo di quest’anno l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena ha registrato complessivamente 1.872 casi di positività al Covid tra i sanitari; di questi oltre il 40% infermieri, il 16% specializzandi, il 15% medici e l’11% Oss. Il picco più alto si è avuto con la quarta ondata quando si sono avuti i valori medi più elevati rispetto alle assenze del personale: il 9 gennaio erano assenti dal lavoro 223 operatori. Mediamente gli operatori positivi, in gran parte vaccinati anche con dose booster, sono stati assenti per 8 giorni e complessivamente, tutte le positività tra gli operatori hanno prodotto 25.372 giornate di assenza dal lavoro (di cui 6.333 nella quarta ondata).

Sono alcuni degli elementi forniti dall’Aou e riportati dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli giovedì 7 aprile in Consiglio comunale quando ha risposto all’interrogazione di Paola Aime (Europa Verde-Verdi) su Covid-19 e ripresa delle routine ospedaliere. La consigliera ha chiesto in particolare “se permanga un così alto numero di sanitari vaccinati e contagiati da Covid-19 rispetto a comunicazione del 5 febbraio; il numero complessivo dei sanitari che non lavorano negli ospedali cittadini in quanto sprovvisti di green pass; quanti degli stessi siano stati sostituiti; quali misure si stiano adottando per ridurre i tempi di attesa e di recupero per le prestazioni ambulatoriali e chirurgiche”.

Il sindaco ha spiegato che in ambito sanitario la campagna vaccinale con la dose booster ha raggiunto una copertura del 97,1%: le persone non vaccinate sono in tutto 147 di cui 50 non sono al lavoro per lunghe assenze o gravidanze, 48 operatori non sono ad oggi vaccinabili per differimento o per esenzione. Alla terza settimana di marzo, negli ospedali del Policlinico e di Baggiovara, risultavano non al lavoro 27 sanitari in tutto (tra medici, infermieri, tecnici e Oss) perché privi di green pass e l’Azienda Ospedaliera ha fatto sapere che la loro sostituzione è rientrata nell’ambito della costante e continua copertura del turn over e non sono state rilevate particolari criticità rispetto alla tenuta complessiva delle strutture.
Muzzarelli ha però sottolineato l’impegno per ampliare ancora il numero delle persone da formare alle professioni medico-sanitarie: “Ci sono alcune specializzazioni mediche – ha osservato – che non hanno trovato ancora copertura al 100 per cento: c’è un problema generale sul tema delle disponibilità di personale e va al di là di tutto il resto. Dovremo ancora aspettare un po’ di anni prima che i percorsi di formazione arrivino a fornire numeri adeguati a coprire le necessità”.

Per quanto riguarda il recupero delle liste di attesa ambulatoriali, l’Azienda ospedaliero universitaria ha spiegato di aver adottato diverse azioni. Sulle prestazioni monitorate di primo accesso, di concerto con l’Ausl, ha provveduto al progressivo ripristino della tempistica pre-covid; è stato dato mandato a tutte le Unità Operative di ripristinare i volumi di offerta pre-covid dando garanzie dei percorsi d’urgenza. Invece, sulle prestazioni ambulatoriali di secondo e terzo livello, l’Azienda ha ripristinato, in quasi tutti i filoni specialistici, i volumi di prestazioni garantite in epoca pre-covid. Per recuperare le liste di attesa chirurgiche si sta puntando sul potenziamento dell’offerta per le diverse specialità, con il ripristino di un volume di attività paragonabile al pre-covid; oltre che sulla revisione e il controllo delle liste d’attesa nelle diverse classi di priorità e sulla programmazione del recupero dei pazienti in lista d’attesa con eventuale rivalutazione ambulatoriale propedeutica all’intervento.

Nella replica, la consigliera Aime ha sottolineato che “quest’ultima variante del Covid è molto contagiosa e purtroppo i vaccini non riescono a proteggere al 100 per cento rispetto alla contagiosità. Io preferirei avere tutti i sanitari, anche non vaccinati, presenti al loro posto – ha affermato, sottolineando che “la scienza ci dice che le mascherine proteggono al 98 per cento dal contagio e credo quindi che i medici con le mascherine possano garantire adeguata sicurezza ai pazienti”.

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