L’Assemblea generale della CGIL Emilia-Romagna, riunitasi questa mattina al Dumbo di Bologna alla presenza del segretario nazionale Maurizio Landini, ha eletto Massimo Bussandri nuovo segretario generale con il 92% dei voti.

Bussandri succede a Luigi Giove, entrato a far parte della segreteria nazionale della CGIL con l’incarico di segretario organizzativo.

Nato a Parma l’11 novembre 1969, Bussandri vive da sempre a Salsomaggiore Terme. Laureato in Giurisprudenza, in gioventù è stato corrispondente di alcune testate locali e poi dipendente stagionale nel settore alberghiero termale. Si avvicina alla Cgil di Parma a metà anni ‘90 e nell’ottobre 1999 è chiamato a far parte della segreteria territoriale della FP, per poi passare alla Flai nel 2008 come responsabile della contrattazione agricola. Entra nella segreteria della Cgil di Parma nel 2012 e nel gennaio dell’anno dopo viene eletto segretario generale. Nel febbraio del 2019 fa parte della segreteria regionale con il ruolo di segretario organizzativo.

“In questi due anni la forbice delle disuguaglianze non si è ristretta, anzi si è allargata, la precarietà nel lavoro non si è ridotta, anzi è aumentata, la sicurezza sul lavoro non è migliorata, anzi è peggiorata, le discriminazioni razziali e il gap di genere non si sono ridotti, anzi sono aumentati”, ha sottolineato il neo segretario regionale durante la sua relazione programmatica. Prima con la pandemia, che ha fatto emergere due insiemi di cittadini, “gli irrazionali anti-illuministi e gli arrabbiati anti-democratici, che si saldano e uniscono nell’odio viscerale nei confronti di chi invece fa dell’analisi razionale e della democrazia il proprio esercizio quotidiano, a partire da noi, che non a caso siamo diventati vittime privilegiate dei loro attacchi e che ci impongono di tenere più alta che mai la guardia antifascista”. Adesso con la guerra, la cui posizione della CGIL è stata chiara sin da subito. “Noi siamo per la pace senza elmetti – ha ribadito Bussandri -, siamo per soluzioni diplomatiche che non nascondano pistole fumanti, siamo per non alimentare corse agli armamenti, ma soprattutto siamo, come sempre nella nostra storia, dalla parte delle popolazioni aggredite e contro gli aggressori”.

Gli scenari di questo conflitto permanente, però, “rischiano di trascinare sempre più le politiche del Governo verso la necessità di drenare risorse dalle tasche dei soliti noti, lavoratori e pensionati – ha messo in guardia Bussandri -, facendo mettere mano, ancora una volta, alla restrizione del perimetro pubblico del Paese, l’esatto contrario di quello che abbiamo scritto in questa regione nel Patto per il Lavoro e per il Clima, attribuendo valenza strategica nell’investimento sul welfare e sulla sanità pubblica, sui saperi, sulla scuola e sulla formazione, anche come strumenti per governare le tre grandi transizioni: quella ambientale, quella digitale e quella demografica”. Un tratto purtroppo oggi già presente, basti pensare “al taglio dell’Irap introdotto con l’ultima manovra che va a togliere risorse alla sanità pubblica, con il paradosso che le regioni che rischiano di andare più in difficoltà sono quelle, come la nostra, che hanno un modello di sanità pubblica diffusa e realmente universalistica”. Il bilancio regionale, infatti, evidenzia un disavanzo straordinario legato alle spese sostenute per far fronte alla pandemia e all’emergenza, e le uniche ricette che vengono offerte dal Governo prevedono la riduzione della spesa (e cioè il taglio ai servizi sanitari), la riduzione al minimo del turn over oppure l’aumento della tassazione generale. “È chiaro che il disegno vero, ultimo, nemmeno troppo mascherato – ha ricordato Bussandri – è quello di avviare un percorso di depubblicizzazione e di privatizzazione spinta del servizio sanitario. Nostro compito sarà quello di tenere alta l’attenzione, per difendere e rilanciare il perimetro pubblico”.

Il mandato del nuovo segretario regionale si presenta “in stretta continuità” con quello del predecessore Giove e con la segreteria che lo ha accompagnato in questi anni. “Dobbiamo darci un primo obiettivo, tutto politico – ha spiegato Bussandri -, costruire le condizioni per essere il centro di elaborazione di un pensiero alternativo al neoliberismo e al neoliberalismo, che sempre più rischiano di assumere una connotazione autoritaria. Per farlo dobbiamo offrire non solo ai nostri delegati, ma a tutti i nostri iscritti un orizzonte programmatico e un approdo valoriale forte, adeguato alle sfide. Dovremo tornare a ragionare con chi rappresentiamo (lavoratori, pensionati, disoccupati), ma anche con chi all’esterno può darci una mano a ricomporre il quadro (studenti, associazioni, movimenti) a ragionare di valori fondativi, di agende politiche, mettere a confronto e a discussione tutti i temi di carattere generale con un nostro preciso e autonomo punto di vista, a partire da quelli più scomodi, a partire da quelli che troppe volte nell’ultimo decennio, o forse nell’ultimo ventennio, abbiamo spazzolato sotto il tappeto”.

In cima alle priorità, “la lotta alla precarietà, la ricomposizione di un mondo del lavoro frantumato e disgregato” che rappresentano “l’orizzonte vero su cui si dovrà misurare la nostra confederalità”. Un obiettivo che si intreccia con una condizione preliminare, “tenere alto il vessillo della legalità e del contrasto alle infiltrazioni criminose, tanto più in una regione che proprio recentemente la procuratrice Lucia Musti ha definito ‘distretto di mafia’, segnando il salto di qualità dalla mera infiltrazione al vero e proprio tentativo d’impadronirsi del tessuto economico e produttivo”. L’attenzione del sindacato sarà quindi ancora rivolta “all’intreccio tra legalità e lavoro, e al sistema degli appalti, dove alcuni importanti tasselli sono già stati messi in questa regione, grazie soprattutto al nostro impegno, e dove è dunque necessario – ha concluso Bussandri – percorrere con ancora più decisione la strada già tracciata”.

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