Dall’implementazione della Reumatologia di prossimità e di iniziativa in collaborazione con gli MMG, allo sviluppo della telemedicina fino alle novità terapeutiche e di infusione farmacologica per gli oltre 10 mila pazienti cronici assistiti nel bolognese

COMUNICATO CONGIUNTO AZIENDA USL DI BOLOGNA E POLICLINICO DI SANT’ORSOLA

Al via la nuova unità operativa complessa interaziendale di Medicina Interna ad Indirizzo Reumatologico dell’Azienda USL di Bologna e del Policlinico di Sant’Orsola diretta dal dottor Massimo Reta. Un passo avanti verso l’uniformità dei servizi che da oggi in poi potrà contare su un’unica equipe di professionisti sempre più sinergica e complementare, su medesime modalità di presa in carico dei pazienti, nonché su innovazioni terapeutiche e farmacologiche da cui potranno trarre vantaggio i cittadini del territorio dell’Azienda USL di Bologna.

Un’evoluzione che affonda le sue radici in un primo disegno della Reumatologia delineato nel 2019, in ascolto e in accordo con i pazienti, i cui caratteri principali sarebbero dovuti essere la maggiore prossimità nella cura, nonché la promozione della Reumatologia d’iniziativa. Una visione lungimirante, oggi diventata realtà, anche grazie all’accelerazione del progetto di telemedicina, favorita dai limiti imposti dalla pandemia.

 

La nuova Reumatologia di prossimità e di iniziativa oggi è una realtà concreta in Azienda USL e al Sant’Orsola

Se per certi versi il covid ha comportato la diminuzione degli accessi negli ospedali, d’altro canto ha però favorito lo sviluppo di sempre più prestazioni e visite erogate sul territorio. Lo dimostrano anche gli ultimi dati: nel 2020, in piena emergenza covid, le prestazioni delle due Aziende sanitarie si erano ridotte a 16.127 (di cui 5.900 garantite dal territorio) rispetto al 2021 in cui il totale (a seguito della ripresa della maggior parte delle attività ospedaliere) supera le 31.000 prestazioni, di cui 6.600 erogate sul territorio. Una fotografia che, anche nel 2022, continua a confermare il trend di ripartenza: nei primi 5 mesi di quest’anno sono oltre 15 mila le prestazioni erogate dalle due Aziende sanitarie, di cui 3.100 prese in carico sul territorio.

È senz’altro aumentato il volume di attività delle reumatologie ospedaliere, ma è altrettanto cresciuta la qualità dei servizi erogati sul territorio. Ne è testimone l’aumento delle esenzioni rilasciate dall’Azienda USL di Bologna per i pazienti con patologie croniche reumatologiche più severe che dal 2019 al 2021 sono passate da 6.835 a 7.764, indice della sempre più efficace capacità di presa in carico tempestiva dei pazienti, che non si è arrestata nemmeno durante l’emergenza covid.

Al momento, la nuova unità interaziendale si inserisce nella Rete reumatologica metropolitana e prevede 16 centri di 1° livello (territoriali) e 2 centri ospedalieri di 2° livello (Ospedale Maggiore e Ospedale Sant’Orsola) su cui opera un’equipe composta da 18 professionisti (tra medici ospedalieri e specialisti territoriali) a cui si aggiunge il personale infermieristico. Una squadra medico-infermieristica che condivide non solo il sapere clinico e scientifico, ma soprattutto una cultura organizzativa finalizzata a fornire la miglior risposta ai bisogni specifici del paziente. Favorire la presa in carico nonché la cura e l’assistenza del paziente reumatologico in prossimità, sul territorio, significa non solo favorirne l’adesione alla terapia, ma anche migliorarne la qualità di vita. Una scelta interaziendale che non intende assolutamente depauperare gli ospedali, ma al contrario incrementare la rete dei servizi, rendendo i centri di 2° livello il luogo deputato alla cura dei casi più complessi, come per esempio i pazienti con diverse comorbidità e/o le cui condizioni di salute sono particolarmente critiche.

Se un tempo, infatti, i centri di 1° livello territoriali assolvevano la funzione di “filtro” nonché di bussola per indirizzare il malato in ospedale, oggi, invece, in misura sempre maggiore prendono in carico il paziente reumatologico garantendone anche le cure più complesse. Ne è un esempio il progetto sperimentale recentemente avviato nel Distretto sanitario di Pianura Ovest che vuole essere il punto di partenza per un’ulteriore evoluzione della rete reumatologica territoriale. A San Giovanni in Persiceto, infatti, è nato da 5 mesi un ambulatorio reumatologico-infermieristico della complessità (ATRIC) che consente a 11 pazienti del Distretto sanitario di poter svolgere in questa sede terapie complesse come ad esempio quelle vasodilatatorie (di cui beneficiano i malati di sclerodermia), generalmente somministrate unicamente nei centri di 2° livello.

La sostanziale novità è rappresentata, dunque, dallo sviluppo di percorsi di cura altamente personalizzati che vantano la messa in rete di setting assistenziali distintivi. Se in passato, al di là della malattia reumatologica, tutti i pazienti seguivano un percorso indifferenziato di presa in carico e follow up, oggi, invece, tutto ruota attorno alla specificità della diagnosi, da cui prende il via l’intero percorso, garantito da professionisti ospedalieri e territoriali in sinergia con i Medici di medicina generale. I medici di base sono peraltro una figura chiave della Rete per consentire una diagnosi sempre più precoce e garantendo, dunque, ai pazienti una migliore qualità di vita. Ad esempio, nel caso di un sospetto di reumatismo infiammatorio cronico o severo, l’MMG può inviare la richiesta di presa in carico urgente entro 10 gg alla Rete reumatologica che valuterà il percorso più appropriato al suddetto paziente. Su questo fronte le due Aziende sanitarie (ospedaliero-universitaria e locale) sono da tempo impegnate nel sensibilizzare i Medici di famiglia affinché vengano riconosciuti i campanelli d’allarme delle specifiche malattie reumatologiche, favorendo l’accesso alle cure in tempi sempre più ridotti. In sintesi, quel che si sta disegnando è una progressiva maggiore integrazione tra ospedale e territorio per garantire ai pazienti risposte clinico-terapeutiche adeguate, appropriate e tempestive avendo a disposizione, in maniera complementare, tutti i setting clinici in prossimità del domicilio del paziente. Negli anni la Rete reumatologica è evoluta raggiungendo diversi traguardi, frutto di un disegno di più ampio respiro avviato dalla CTSSM che ha visto la diretta partecipazione dell’Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna, ogni giorno in campo per strutturare servizi sempre più aderenti alle necessità emergenti dei pazienti. Non meno importante l’impegno comune tra professionisti della rete e associazione di pazienti nel promuovere insieme l’informazione, la sensibilizzazione e prevenzione primaria a favore della cittadinanza.

 

La telemedicina, una nuova frontiera per il monitoraggio e il follow up dei pazienti reumatologici

Televisita, teleconsulto e telemonitoraggio sono oggi pratiche comuni per l’unità operativa complessa interaziendale. Sin dai primi mesi della pandemia ha preso il via in Azienda USL uno dei primi progetti di Telemedicina che ha garantito diversi vantaggi ai pazienti reumatologici, in primis la continuità assistenziale anche durante il lock down, quando erano contingentati gli accessi negli ospedali. Peraltro, i pazienti reumatologici, in quanto pazienti cronici, sono i candidati ideali a cui proporre una presa in carico che preveda un sistema integrato tra visita in presenza, televisita e telemonitoraggio per eseguire un corretto e appropriato follow-up. La maggior parte dei pazienti reumatologici, infatti, sono giovani in età lavorativa con un’età media di 48 anni che assumono una terapia immunosoppressiva e che pertanto richiedono controlli clinici e laboratoristici frequenti e ripetuti (generalmente ogni 3 mesi). Finora le prestazioni erogate in telemedicina hanno coinvolto per il 30% persone con artrite reumatoide, per il 25% con artrite psoriasica, per il 18% con Spondiloartrite, per il 14% con connettiviti, per il 9% con Vasculiti.

Ad oggi, oltre 150 pazienti dell’unità operativa interaziendale vivono positivamente l’esperienza clinico-gestionale della Telemedicina in Reumatologia. I fattori determinanti rilevati sono: la consolidata fiducia medico-paziente, l’ottimizzazione dei tempi (personali, famigliari e lavorativi) e, non da ultimo, la riduzione dell’impatto ambientale a fronte della diminuzione degli spostamenti. In particolare, è stato riscontrato grande apprezzamento dei pazienti per la working visit, ovvero per la visita di controllo che i malati reumatologici in età lavorativa svolgono direttamente dalla propria sede lavorativa. Da recenti studi dell’Osservatorio di ALTEMS si evince che, grazie alla Telemedicina, i pazienti reumatologici dell’Ausl di Bologna abbiano risparmiato in media per ogni visita circa 40 minuti di trasporto, evitando di percorrere in media 30 km.

La telemedicina è ormai una pratica quotidiana per tutti i professionisti della Reumatologia dell’Azienda USL di Bologna e del Policlinico di Sant’Orsola nel rispetto delle esigenze di protezione dei dati personali, secondo quanto avviene comunemente in presenza. Come da indicazioni regionali, televisite e telemonitoraggi reumatologici si stanno consolidando attraverso l’utilizzo della piattaforma regionale dedicata.

La peculiarità della Rete reumatologica, proprio in virtù della sua “forma”, è la massima flessibilità, pronta ad evolvere sulla base degli stimoli dei pazienti e del contesto. Lo ha dimostrato fino ad oggi e continuerà a farlo anche nel futuro, configurandosi come una Rete sempre più chiamata a promuovere insieme a pazienti, Associazioni ed Enti locali la conoscenza dei servizi, nonché favorendo la prevenzione primaria, a tutela del benessere dei pazienti e dell’intera comunità.

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