Quando e dove uno dei più agguerriti predatori, il lupo, si è trasformato nell’amico più fedele dell’uomo? La domesticazione del cane – evento tra i più affascinanti e irrisolti della storia dell’umanità – sarà al centro del nuovo progetto di ricerca FIDO (Following Dog Domestication Origin and dynamics from Late Pleistocene in Italy), finanziato dalla National Geographic Society e guidato da Elisabetta Cilli, professoressa al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna.
L’iniziativa si concentrerà sull’analisi genetica di reperti di lupo risalenti al tardo Pleistocene provenienti da Cava a Filo – sito in provincia di Bologna che ha un ruolo chiave per lo studio dell’Ultimo Massimo Glaciale in Italia (circa 20.000 anni fa) – insieme a resti di cani antichi provenienti da altre parti del nostro paese.
“L’intricata storia evolutiva delle popolazioni dei lupi e dei cani è stata segnata da importanti e complessi eventi che rendono difficile ricostruire il loro passato sulla base di dati archeologici o modelli genetici basati su analisi di esemplari attuali: si pensi solo al fatto che oggi esistono oltre 300 razze di cani riconosciute, con una variabilità morfologica impressionante”, spiega Elisabetta Cilli. “Il DNA antico, attraverso le analisi paleogenomiche, offre invece un’opportunità senza precedenti di ricostruire la variabilità genetica del passato, analizzando modelli evolutivi e dinamiche di popolazione come se avvenissero in tempo reale”.
È proprio nell’antica coevoluzione stabilita tra umani paleolitici e lupi che si può far risalire l’origine dei cani. Quello che sappiamo oggi, infatti, è che i cani hanno avuto origine da un’antica popolazione di lupi in Europa: per millenni, questi predatori hanno conteso con gli uomini il controllo del territorio e delle prede, poi, seguendo il processo di domesticazione, sono diventati i loro amici più fedeli. Ma il dibattito è ancora aperto tra gli studiosi su quanti siano stati gli eventi di domesticazione, così come su quando e dove siano avvenuti.
Durante l’Ultimo Massimo Glaciale – quando circa 20.000 anni fa si registrò la massima espansione dei ghiacci dell’ultima glaciazione – l’Europa meridionale ha ospitato diverse aree rifugio per gli uomini e per molte specie animali. In questo contesto, informazioni interessanti sono emerse dal sito di Cava a Filo, nei pressi di Bologna (dove gli scavi riprenderanno dal 5 al 30 settembre). Da alcuni resti fossili di lupo è infatti stato possibile estrarre campioni di DNA che indicano un continuum genetico con i cani che vivono oggi nelle nostre case. Una scoperta che diventa ancora più interessante considerato che dagli stessi livelli stratigrafici sono emerse anche tracce della presenza di antichi uomini paleolitici.
“Questa scoperta ha incuriosito molto i ricercatori, perché ci permette di ipotizzare che la penisola italiana fu uno dei teatri delle più antiche fasi del processo di domesticazione”, dice ancora Cilli. “Queste popolazioni di lupo interagivano con i cacciatori-raccoglitori? In quale contesto ecologico si svilupparono le relazioni tra uomini e lupi? Con il progetto FIDO cercheremo di rispondere a queste domande, scavando nell’antico passato del cane: vogliamo fare luce sui tempi e sui luoghi del lento processo attraverso il quale l’uomo ha trasformato un predatore suo concorrente nel suo migliore amico”.
Il progetto FIDO – Following Dog Domestication Origin and dynamics from Late Pleistocene in Italy è stato finanziato dalla National Geographic Society tramite gli Explorers Grants (NGS-64410R-20). Principal Investigator è Elisabetta Cilli, professoressa al Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna. Le analisi saranno eseguite nel Laboratorio del DNA antico (aDNA Lab) dell’Alma Mater, di cui è responsabile la professoressa Donata Luiselli. Partecipano anche studiosi dell’Università di Oxford, dell’Università di Torino, dell’Università di Ferrara, del Museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena e dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.