I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bologna, nella serata di ieri hanno arrestato e tradotto in carcere un 44enne del posto, con l’accusa di omicidio aggravato, essendosi già reso responsabile di atti persecutori nei confronti della vittima.

Il provvedimento cautelare, adottato dal GIP del Tribunale di Bologna, ha accolto in toto le richieste avanzate dalla Procura felsinea, di cui ha condiviso integralmente le valutazioni e le risultanze delle articolate, complesse e variegate indagini delegate ai Carabinieri.

Il cadavere, nudo, di Kristina Gallo, 30 anni fu rinvenuto dal fratello, in stato di decomposizione, il 26 marzo 2019, all’interno della propria abitazione dove giaceva da diversi giorni in compagnia del suo rottweiler. Gli elementi raccolti in sede di sopralluogo e le prime valutazioni medico-legali rendevano compatibile il decesso con cause naturali. Nel frattempo i militari avviavano indagini sulla personalità e sulle relazioni intrattenute della vittima. La donna era madre di una bambina affidata al padre, aveva lavorato presso un centro scommesse ed aveva avuto negli ultimi tempi una relazione sentimentale problematica con l’arrestato, che, negando ogni coinvolgimento, riferiva, allora, di aver interrotto la relazione circa una settimana prima del decesso.

Il Tribunale, anche su richiesta dei familiari della ragazza, disponeva ulteriori indagini di natura medico legale e tecnico scientifiche sul luogo del reato. Tuttavia, nel frattempo, il cadavere era stato cremato, mentre l’abitazione, dove la ragazza viveva in affitto, era stata restituita al proprietario. Venivano comunque effettuati ulteriori esami sui campioni biologici prelevati nel corso dell’esame autoptico da parte di consulenti nominati dalla Procura nonché venivano effettuati esami incrociati da parte dei RIS di Parma sui profili genetici estratti altresì dal materiale repertato in sede di sopralluogo. Sulla base dei nuovi elementi raccolti veniva anche effettuata la ricostruzione in 3D della scena del crimine da parte dei RIS che evidenziava il coinvolgimento dell’indagato nella morte della donna, avvenuto per asfissia meccanica.

Venivano esperiti ulteriori accertamenti tecnici sui cellulari e sulle utenze in uso alle persone coinvolte. In particolare l’analisi dei tabulati telefonici confermavano la presenza dell’indagato presso l’abitazione della donna anche nella settimana precedente il decesso (smentendo quanto inizialmente dichiarato). Tale circostanza veniva confermata dal rinvenimento delle chiavi dell’autovettura in uso all’indagato nella camera da letto dove era stato rinvenuto il cadavere nonché da altri particolari notati nel corso del sopralluogo.

Inoltre, nonostante l’indagato avesse disinstallato l’applicazione dal cellulare, sono stati acquisiti circa 6.000 file audio relativi alle registrazioni delle sue telefonate, in cui emerge “con ragionevole certezza” la personalità dell’indagato e della vittima e la natura “burrascosa” della loro relazione. In particolare trovavano riscontro le numerose testimonianze rese da amiche, colleghi e vicini di casa della vittima circa le ripetute e costanti violenze fisiche e psicologiche subite dalla ragazza per la smisurata gelosia dell’indagato.

Il quadro indiziario raccolto sotto il coordinamento della Procura di Bologna che ha disposto, oltre alle tradizionali attività d’indagine, anche l’attivazione di innovativi strumenti investigativi di carattere tecnico-digitale, ha evidenziato numerosi e gravi elementi di colpevolezza a carico dell’indagato di cui è emersa altresì “l’estrema pericolosità” e pertanto è stato adottato il provvedimento della custodia cautelare in carcere.

 

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