Un decreto condivisibile per gli obiettivi, ma con elementi di criticità che potrebbero renderlo poco utile. Stiamo parlando del Decreto Aiuti, nella parte in cui vengono stabilite le modalità per richiedere il credito d’imposta relativo ai maggiori costi sostenuti per l’elettricità ed il gas.

Il decreto, infatti, fissa al 29 agosto, praticamente in pieno periodo feriale, il termine entro il quale i fornitori di energia devono determinare, a fronte di una esplicita richiesta tramite pec, l’importo che spetta alle imprese che non abbiano cambiato fornitore da almeno tre anni, per gli acquisti che tra il primo trimestre 2019 e 2022 abbiano avuto rincari superiori al 30%.

Un meccanismo di determinazione complicato anche solo da spiegare con una scadenza che cade nel bel mezzo di agosto, quando molte imprese lavorano quanto meno a ranghi ridotti.

Peraltro, non c’è solo il problema della scadenza, ma anche quello di una normativa non chiara: tutte le società e associazioni sportive dilettantistiche, ad esempio, ancora non sanno se potranno usufruire del credito d’imposta. Queste attività, quindi, come dovrebbero muoversi? Fare comunque richiesta al proprio venditore o aspettare di ricevere chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate con il rischio, a metà agosto, di non riceverli?

Queste vicende, a cominciare da quella della scadenza – incomprensibile, considerato che il credito può essere utilizzato sino a fine anno – testimoniano quanto poco sia conosciuta, o tenuta in considerazione, la realtà delle imprese da parte di chi è chiamato a legiferare per essa.

Un tema che merita di essere sottolineato nel corso di una campagna elettorale che sembra rispondere di più a slogan che a reali proposte per facilitare l’attività d’impresa.

 

 

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