Il 23 settembre ci sarà lo sciopero per il clima indetto da Fridays for Future con manifestazioni e cortei a Modena e provincia. Il sindacato terziario e commercio Filcams Cgil Modena parteciperà con una numerosa delegazione al corteo nelle strade della città di Sassuolo congiuntamente alla delegazione Cgil del distretto ceramico.
La transizione ecologica del paese dovrà passare obbligatoriamente attraverso tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro che, per i comparti dei servizi, commercio e turismo, significa anche riprogettare i “modelli di consumo e di organizzazione”.
“Non ci stancheremo mai di dire che le liberalizzazioni degli orari di apertura delle attività commerciali e delle giornate domenicali e festive – afferma Laura Petrillo segretaria Filcams Cgil Modena – non hanno prodotto il tanto pubblicizzato aumento di assunzioni, mentre hanno certamente causato un aumento dei consumi energetici con conseguente aggravio dei costi per le imprese, oltre al noto peggioramento delle condizioni di lavoro. Quando ragioniamo di transizione ecologica – continua Laura Petrillo – è utile ricordare che ormai, le domeniche, nelle zone dei grandi centri commerciali, sono trafficate quanto qualunque altro giorno della settimana, se non peggio, con evidente peso per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico e, di nuovo, un ulteriore consumo di energia. E’ per questo che la Filcams Cgil ribadisce l’importanza di un calendario programmato di determinate aperture domenicali e non la liberalizzazione selvaggia come ora”.
Allo stesso modo non appare più comprensibile, sempre che lo sia mai stato, sostenere un’organizzazione del lavoro che preveda l’allestimento notturno degli scaffali, un meccanismo che comporta, inevitabilmente, un ulteriore utilizzo di materie energetiche fuori dagli orari di apertura nei settori della distribuzione e del commercio.
Infine, nel caso di aziende con molte unità produttive sul territorio, esiste un tema relativo alle sedi di lavoro che vengono assegnate alle lavoratrici e ai lavoratori. “Pensiamo ad esempio alle aziende della grande distribuzione organizzata, così come degli appalti, della ristorazione collettiva o delle associazioni di categoria – continua la segretaria della Filcams Cgil – che dispongono di molte sedi dislocate sul territorio. Non è inusuale che una lavoratrice o un lavoratore partano da un determinato comune per andare a prestare la propria opera in un altro, a volte distante decine di chilometri, ed allo stesso modo vi sia un collega che ricopre la stessa mansione che compie la strada inversa. Ragionare di assegnare i lavoratori alle sedi più vicine al proprio domicilio darebbe una risposta in termini di minore inquinamento, salute e sicurezza (minor rischi di infortuni in itinere), conciliazione tempi di vita e di lavoro ed infine, riduzione dell’impatto del caro carburante sia per i lavoratori interessati che per quelle aziende che prevedono un rimborso del tragitto casa-lavoro”.
Nell’ambito della discussione assolutamente prioritaria e non più rinviabile della giusta transizione ecologica, la Filcams Cgil intende aprire un confronto con tutte le imprese dei propri settori e le relative Associazioni datoriali di rappresentanza, oltre che con le istituzioni, con l’auspicio di trovare la disponibilità a ricercare insieme possibili soluzioni, tra le quali la campagna ideata da alcune delegati e delegati del Direttivo Filcams Cgil Modena “Lavoratore a KM 0”.
La salvaguardia del nostro pianeta è un problema che riguarda tutti, nessuno escluso, e sarà fondamentale che si passi dalle tante dichiarazioni di intenti ad azioni concrete, perché il tempo delle parole è ormai ampiamente superato e l’aumento drammatico dei fenomeni meteorologici violenti ce lo dimostra ogni giorno che passa, non più come caso isolato ma come fenomeno in costante evoluzione. “Questo è il momento dei fatti in cui ognuno è chiamato a fare la sua parte e come Filcams Cgil – chiude Petrillo – intendiamo ricoprire un ruolo attivo per la transizione ecologica, uno sviluppo sostenibile e un mondo solidale e giusto, ricordando a tutti che non può esistere una transizione vera se non si prevede di cambiare il sistema all’interno del quale viviamo e, con esso, le condizioni organizzative e produttive del mondo del lavoro”.