Gran parte dei soggetti che avrebbero diritto ad una vaccinazione gratuita “cadono dalle nuvole”, non sanno di essere in target per quel determinato vaccino e che avrebbero diritto a eseguirlo gratuitamente. È questo il dato più evidente che emerge dallo studio sul fenomeno della esitazione vaccinale realizzato dall’osservatorio Obvious dell’Università degli Studi Alma Mater di Bologna, presentato nei giorni scorsi al Centro Residenziale Universitario di Bertinoro.
Accade così per il vaccino contro lo pneumococco, comune causa di otiti, congiuntiviti, sinusiti e prima causa di polmoniti in Italia (ma anche di osteomieliti, sepsi e meningiti). Meno della metà degli aventi diritto per ricevere la vaccinazione sono a conoscenza del fatto di essere in target (48,3%) il che determina una copertura vaccinale tra gli aventi diritto su tutto il territorio nazionale del 39,5%.
Per l’herpes zoster, responsabile del c.d. fuoco di Sant’Antonio, la percentuale di cittadini che sa di essere fra i destinatari del vaccino crolla addirittura al 27,2%. La conseguenza è che la copertura vaccinale fra gli aventi diritto nel territorio nazionale precipita al 9,6%.
Vanno meglio le cose per il vaccino contro l’influenza. In questo caso la percentuale di cittadini che sa di essere in target sale al 62,3% con una copertura vaccinale che raggiunge il 45,7%. Dato che sale ancora di più per quanto riguarda il rotavirus, vaccino somministrato ai bambini, e specialmente consigliato a coloro che frequentano asili nido o comunità per l’infanzia. In questo caso il livello di consapevolezza rispetto al vaccino sale al 71,5%, un dato assolutamente coerente con quello sull’avvenuta vaccinazione. In base alle risposte dei genitori, infatti, si stima che il 28,5% dei bambini che frequenta un asilo nido o una comunità per l’infanzia non sia stato vaccinato contro il rotavirus.
Lo studio è stato condotto anche nei confronti del papilloma virus, noto per causare tumori, soprattutto della cervice uterina, ma anche anali, genitali e del distretto testa-collo. Nelle femmine tra i 18 e i 25 anni, che rientrano quindi tra le coorti a cui è stato offerto gratuitamente la vaccinazione, la copertura del vaccino anti-HPV risulta essere dell’80,2%, con massimo dell’85,4% di copertura al Nord Est e minimo di 74,1% nelle Isole.
“Il dato importante che emerge da questo studio – afferma il professore Davide Gori – è che, in media, per tutti i vaccini la percentuale delle persone che non erano a conoscenza di essere in target per il vaccino, ma che lo farebbero, è elevata. Comunque superiore al 40%. Il che significa che con una migliore comunicazione si potrebbero raggiungere livelli di copertura vaccinale decisamente più alti rispetto a quelli attuali”.
Uno studio è stato condotto anche nei confronti del COVID, sebbene, a differenza dei precedenti, si tratti di un vaccino obbligatorio. In questo caso la maggioranza dei partecipanti (83,8%) ha dichiarato di essersi vaccinata contro il COVID-19 non appena possibile. Il 9,2% ha dichiarato di avere eseguito la vaccinazione, ma di averla rimandata adducendo diverse motivazioni. Il 7%, infine, ha dichiarato di non essersi vaccinato, pur essendo a conoscenza del vaccino.
“In definitiva quello che emerge è che non c’è una soluzione unica e magica, capace di risolvere in maniera trasversale il fenomeno dell’esitazione vaccinale che, al di là del problema principale del difetto di comunicazione, si fonda anche su altre motivazioni che cambiano a seconda del tipo di vaccino, del rischio di malattia percepito ed anche dell’area di provenienza geografica. Riguardo quest’ultima, abbiamo rilevato una maggiore esitazione nelle regioni del centro sud, con la sola eccezione del vaccino contro l’herpes zoster, per il quale il dato è invertito, con una maggiore copertura vaccinale al sud e minore al centro nord – afferma Gori. – Occorrono quindi delle azioni combinate che necessitano del coinvolgimento trasversale di tutti i soggetti coinvolti: igienisti, medici di medicina generale, operatori sanitari del territorio, rappresentanti delle istituzioni. Categorie che erano tutte presenti nel corso dei tre giorni di studio che abbiamo condotto a Bertinoro dove, grazie al confronto di un centinaio di esperti abbiamo avuto modo di segnare un punto importante per combattere il fenomeno dell’esitazione vaccinale”.