Rendere ancora più protagonisti i reperti e gli oggetti esposti nelle vetrine storiche, suggerendo un percorso di visita che ne faciliti la comprensione e l’apprezzamento, valorizzare i dettagli architettonici delle sale e, allo stesso tempo, ottenere un efficientamento energetico che riduce di oltre il cinquanta per cento il consumo di energia.
Sono gli obiettivi raggiunti con l’intervento di restyling dell’illuminazione del Museo Civico di Modena che si accende di nuova luce e riapre al pubblico sabato 3 dicembre. Dopo il taglio del nastro, alle 16.30, alla presenza dell’assessore alla Cultura Andrea Bortolamasi e della direttrice del Museo civico Francesca Piccinini, il Museo rimarrà aperto fino alle 22, nel pomeriggio con lo staff del Museo, insieme a progettisti, elettricisti, falegnami e allestitori, a disposizione dei visitatori per raccontare il “dietro le quinte” di un lavoro complesso e corale, fornire informazioni, raccontare le raccolte e soddisfare le curiosità. La nuova illuminazione del Museo è sottolineata anche dallo spettacolo “site specific” intitolato “Exhibition”, visita emozionale pensata per il museo e guidata dall’attrice Roberta Bosetti con la regia di Renato Cuocolo, realizzato in collaborazione con Ert, che andrà in scena in tre repliche: sabato 3 dicembre alle 19 e domenica 4 dicembre alle 17 e alle 19.
“La riapertura del Museo Civico, dopo un intervento di riqualificazione che ce lo restituisce rinnovato ma in continuità con la tradizione storica – commenta l’assessore Bortolamasi – è una notizia positiva per tutta la comunità modenese che ritrova un luogo più bello e fruibile. Il Museo rinnovato – prosegue l’assessore – si inserisce nel quadro più complessivo degli interventi in corso per dotare la città di nuove infrastrutture culturali sui quali l’amministrazione continua a investire”.
Il progetto di riqualificazione della luce, elaborato dallo studio di lighting design Pasetti, è stato impostato per integrare nell’allestimento attuale del Museo, di matrice ottocentesca e con espositori che rispettano la tradizione stilistica dell’epoca, i nuovi dispositivi tecnologici, puntando alla minima invasività attraverso apparecchi miniaturizzati. L’obiettivo qualitativo del progetto è l’incremento della percezione visiva nelle collezioni, attraverso l’aumento della resa cromatica e degli effetti dei fasci luminosi, orientati secondo i nuovi criteri di valorizzazione degli oggetti tridimensionali. La riqualificazione utilizza i vantaggi della tecnologia Led che consente una migliore resa cromatica e consumi energetici molto contenuti, con un risparmio atteso del consumo energetico che supera il 50 per cento. Per raggiungere questo obiettivo, sono state utilizzate apparecchiature standard per l’illuminazione ambientale, zonale e d’accento, integrate con altre progettate, invece, su misura per le strutture espositive esistenti seguendo un approccio che si dipana tra l’antico e il contemporaneo accogliendo le richieste di una nuova forma di comunicazione visiva.
La riqualificazione, che è proseguita per tutta l’estate, ha interessato le sale storiche al terzo piano di Palazzo dei Musei che contengono le variegate raccolte del Museo: la sala dell’archeologia della città e del territorio, con oltre seimila reperti ospitati nell’imponente salone colonnato, la sala dell’arte sacra e quelle degli strumenti musicali e degli strumenti scientifici, le sale delle terrecotte, delle ceramiche, delle armi e il salone dedicato alla ricca collezione tessile del conte Luigi Alberto Gandini. Aprono, inoltre, con allestimenti rinnovati la sezione etnologica, la sala armi e la sala dedicata all’idea del museo: punto di snodo tra le raccolte artistiche, archeologiche ed etnologiche, quest’ultima sala delinea lo sviluppo del Museo dalla fondazione, nel 1871, fino ai primi del Novecento, periodo nel quale l’istituzione ha assunto la particolare fisionomia che ancora oggi è leggibile nel suo percorso e negli arredi.
IL PROGRAMMA SI APRE CON “DEVOTI ETRUSCHI”
“DeVoti Etruschi” è il titolo della mostra che segna la riapertura del Museo Civico di Modena e che sarà inaugurata sabato 18 dicembre nella sala dell’Archeologia.
La mostra, che si inserisce nel progetto di riscoperta di alcune raccolte archeologiche conservate nei depositi del Museo, espone 118 terrecotte votive provenienti dalla città etrusca di Veio, “ex voto” che rappresentano principalmente figure di devoti, statue, busti e volti di adulti e bambini ma anche parti anatomiche, membra e organi, utilizzati nell’antichità, come oggi, per ottenere una grazia o ringraziare per averla ricevuta, oltre ad alcune raffigurazioni di animali con le quali si chiedeva la prosperità del bestiame domestico.
L’esposizione si conclude con la messa in scena dei volti degli offerenti, i devoti Etruschi, rappresentati da oltre cinquanta teste che circondano una grande statua, e osservano il visitatore da un pannello incorniciato nel calco del portale dell’abbazia di Nonantola, quasi a evocare un luogo denso di spiritualità e nello stesso tempo la funzione di accoglienza di ex-voto che le chiese tuttora esercitano. Il video mapping che accompagna l’installazione fa rivivere le teste in terracotta illuminandole con i colori originali individuati grazie alle analisi e conferisce all’insieme dei volti l’aspetto che dovevano avere all’epoca della deposizione. La suggestione è rafforzata da un’installazione sonora che richiama con lievi sussurri le dediche rivolte alle divinità in lingua etrusca e latina.
In mostra anche un video (realizzato tra il Parco archeologico di Veio e il Museo Etru di Villa Giulia) che dà conto del contesto da cui provengono i reperti. La mostra nasce dalla possibilità di ristudiare l’intera collezione modenese grazie alla collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma nell’ambito di un più ampio progetto di ricerca e valorizzazione che, coniugando discipline scientifiche e umanistiche, consente di riscoprire le raccolte ottocentesche del Museo sia sotto il profilo archeologico e storico-collezionistico, sia sotto il profilo della diagnostica eseguita con le più moderne tecnologie.
La mostra “DeVoti Etruschi” fa seguito ai progetti di valorizzazione dedicati alla collezione sull’antico Egitto e alla raccolta di manufatti in selce del Paleolitico francese.
La raccolta delle terrecotte votive etrusche è entrata a far parte del patrimonio del Museo Civico nel 1894, grazie all’interessamento dell’astronomo modenese Pietro Tacchini che propose a Luigi Pigorini, la figura più autorevole della paletnologia italiana di fine secolo, di scambiare le testimonianze raccolte in un suo viaggio intorno al mondo, alle quali Pigorini era molto interessato per il museo romano, con una significativa selezione di ex voto di Veio che sarebbero andati ad arricchire il Museo Civico di Modena.