La sospensione del Punto nascita di Mirandola tutela sia i professionisti che vi lavorano che le pazienti. Lo afferma l’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Modena, che condivide la decisione dell’Ausl di fermare temporaneamente l’attività di travaglio e parto all’ospedale di Mirandola.

«Comprendiamo la reazione negativa della cittadinanza, ma non era più possibile proseguire l’attività senza mettere a rischio la sicurezza professionale degli operatori e la salute delle donne e dei nascituri – afferma il presidente dell’Ordine Carlo Curatola –

Il Punto nascita dell’ospedale di Mirandola funzionava in deroga alle normative nazionali, che fissano in 500 parti all’anno il numero minimo.

L’insufficiente numero di operatori impatta negativamente sulla sicurezza dei medici che vi operano, con rilevanti e prevedibili ricadute in tema di responsabilità professionale.

Inoltre – continua Curatola – non garantiva più la sicurezza di partorienti e bambini perché la correlazione dei volumi di attività con gli esiti è ormai un dato supportato da tutte le società scientifiche.

Anche questa decisione, purtroppo inevitabile, è il frutto di un’errata politica di programmazione sul numero di specialisti necessari per sistema sanitario nazionale.

Le criticità in questi ultimi anni si sono accentuate, tanto che è emersa la necessità di ricorrere sempre più spesso a cooperative sulle cui competenze professionali sollevano dubbi i carabinieri del Nas e lo stesso Ministero della Salute.

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