Si sono messe in sicurezza le banche e i conti pubblici, questo almeno nelle intenzioni, e si lascia il cerino in mano alle imprese e alle famiglie. All’indomani delle novità in materia di superbonus introdotte dal Governo, è di forte preoccupazione la reazione del Collegio Imprenditori Edili dell’Emilia.
“Non esito a dire che per molte aziende questa è la goccia che sta facendo traboccare il vaso. Un intero settore, composto quasi esclusivamente da piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, che ha contribuito in modo determinante al rilancio del PIL italiano, rischia di collassare e di trascinare con sé gran parte della filiera. Senza sottovalutare il concreto pericolo di perdere centinaia di posti di lavoro” commenta il presidente dell’Associazione, Claudio Candini.
Il fatto che si parli meno del costo delle materie prime e dell’aumento dell’energia non significa che siano criticità superate. Ci sono cantieri che si sono bloccati, altri che non partono nemmeno perché le aziende sono prive di liquidità e hanno il cosiddetto cassetto fiscale saturo, fornitori che, a loro volta, aspettano di essere pagati. Non sono rari i casi in cui da mesi i ponteggi sono allestiti senza che le attività di cantiere riescano a partire. Il paradosso è che i furbi, comunque una nettissima minoranza, hanno portato a termine le loro truffe sparendo poi dal mercato, invece le aziende serie, quelle che i lavori li fanno a regola d’arte e che danno lavoro, vengono penalizzate.
“Che le normative legate al superbonus fossero nate in modo non ottimale è noto, e anche noi, in più occasioni, lo abbiamo evidenziato, ma quello che si sta facendo, invece di introdurre dei correttivi, crea un blocco che per le imprese e per le famiglie non è sopportabile. Il rischio è che le aziende chiudano” prosegue Candini.
Oltre allo sblocco dei crediti è indispensabile una proroga temporale. Il blocco da parte delle banche nell’acquisizione dei crediti, di fatto ha già creato enormi anomalie. I tempi di esecuzione dei lavori sono nella stragrande maggioranza dei casi saltati e quindi chiudere i cantieri entro il 31 dicembre di quest’anno è a dir poco utopistico.