«Puntare in maniera esclusiva verso l’auto elettrica è controproducente sia perché è un ambito che presenta ancora varie incognite, sia perché il motore endotermico ha molte potenzialità e possibilità di impiego anche con i carburanti alternativi. Inoltre, abbandonarlo, significherebbe mettere a rischio il settore produttivo e il suo indotto».

Daniele Michelini, presidente della categoria autoriparatori Lapam Confartigianato, si esprime così sulla decisione presa dal Parlamento europeo di introdurre il divieto di vendita, a partire dal 2035, di autovetture e veicoli commerciali leggeri nuovi alimentati da motori termici, diesel e benzina. In prospettiva si delinea una profonda modifica del mercato dell’auto, oggi caratterizzato da una contenuta presenza di auto elettriche.

«Bisogna operare in un’ottica di mobilità “mista” – precisa Michelini –. È necessario orientare gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargare la platea dei fruitori, dosando le agevolazioni in base al conseguimento di obiettivi che siano effettivamente definiti e misurabili».

Secondo gli ultimi dati dell’ufficio studi Lapam Confartigianato, aggiornati al 2021, Modena è la seconda provincia in Regione, dietro Bologna, con la maggior diffusione di auto elettriche e ibride: 3.584 vetture ogni 100mila circolanti, rispetto alle 429 registrate nel 2016. Nel territorio modenese sono presenti 1.080 imprese attive dell’autoriparazione, di cui l’82,5% artigiane.

Reggio Emilia è invece la terza provincia in Regione con la maggior diffusione di auto elettriche e ibride: 3.360 vetture ogni 100mila circolanti, rispetto alle 469 registrate nel 2016. Nel territorio reggiano sono 766 le imprese attive dell’autoriparazione di cui l’88,1% artigiane.

Le criticità nella transizione green dell’autoriparazione si intrecciano con il difficile reperimento di personale qualificato: in Emilia-Romagna le posizioni di meccanici artigianali, riparatori automobili ricercati dalle micro e piccole imprese sono difficili da ricoprire nel 73,9% dei casi. Secondo il principio della neutralità tecnologica, è necessario orientare gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargare la platea dei fruitori, dosando le agevolazioni in base al conseguimento di obiettivi che siano effettivamente definiti e misurabili.

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