Presentati i dati relativi agli accessi delle donne al Centro antiviolenza dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord. Rispetto al 2022, il numero delle donne che si sono rivolte alla struttura per segnalare violenze, per chiedere aiuto o semplicemente per avere un’informazione è raddoppiato, rispetto al 2021.
La raccolta dei dati statistici traccia uno specchio freddo ma preciso, di donne e condizioni; le istituzioni hanno bisogno di questi dati, ma chi lavora allo sportello e si confronta tutti i giorni con queste richieste di aiuto conosce bene il disagio e la preoccupazione delle donne, delle singole persone che chiedono aiuto per vessazioni fisiche, violenze sessuali ma anche costrizioni psicologiche ed economiche. La fascia di età che maggiormente ricorre al Centro antiviolenza UCMAN è quella dai 25 ai 44 anni, con un aumento delle italiane che ultimamente bussano allo sportello di via Milano 4, a Medolla. E proprio per l’aumento di interventi, nel 2023 il Centro antiviolenza UCMAN si è attivato con una cooprogettazione di gestione dello Sportello di accoglienza con l’associazione Donne in Centro, con avvocate e volontarie che supportano il personale dell’Unione per sostenere le donne. Il progetto prevede l’inserimento di volontarie che possano frequentare un corso specifico di 120 ore al termine del quale sia possibile partecipare alle attività di sensibilizzazione ed educazione del Centro, tra cui la formazione nelle scuole del territorio e la promozione di una parità di genere che possa gettare le basi per mettere al bando la violenza sulle donne. Perché la nacessità è quella di far capire agli uomini che si rendono colpevoli delle violenze, che spesso sono mariti, fidanzati, compagni di vita e padri, che a commettere le violenze non sono solo uomini “sbandati” o “matti”, ma sempre più spesso sono persone considerate da tutti normali; anche per le vittime, che per questo finiscono per aver fiducia nei loro carnefici. E anche i carnefici si ritengono individui normali che compiono atti normali; che però sono abominevoli e devono essere messi al bando da una società civile.
«I dati delle donne che subiscono violenza sono purtroppo in preoccupante crescita – commenta il presidente dell’Unione Alberto Calciolari – e questo deve farci riflettere sulle nostre condizioni di vita e di socialità. Molto spesso, se non sempre, le violenze avvengono tra le mura domestiche, a opera di familiari; violenze psicologiche, economiche, fisiche e sessuali. Combattere queste forme di orribile crudeltà nei confronti delle donne deve essere un’ossessione per ogni pubblica amministrazione che si rispetti. Non è accettabile, in realtà piccole come le nostre, ignorare determinate situazioni. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per sostenere il Centro antiviolenza e l’indispensabile lavoro delle operatrici e degli operatori, dei volontari e dei professionisti che si mettono a disposizione delle richiedenti aiuto. Tutta la Comunità deve stringersi a difesa di queste donne, di queste madri, di queste figlie; perché siano madri, figlie, sorelle di tutti noi. E non estranee da considerare con indifferenza».