‘5 minuti tra cinque anni’. Così recita il claim della campagna di comunicazione che la Regione Emilia-Romagna rivolge alle venticinquenni per lo screening del collo dell’utero.
Da quest’anno, infatti, è stata posticipata a 30 anni la prima chiamata allo screening, ad iniziare dalle donne nate nel 1998 e vaccinate con almeno due dosi per HPV, entrambe somministrate prima del compimento dei 15 anni. In Emilia-Romagna le venticinquenni già vaccinate entro i 15 anni con almeno due dosi contro il Papilloma virus faranno il primo test a 30 anni, nel 2028.
“La rimodulazione del programma di screening regionale, che ci permetterà di migliorare ulteriormente la prevenzione oncologica, – sottolinea l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini- entra nel vivo. Con questa campagna di comunicazione ci rivolgiamo alle giovani donne affinché tengano a cuore la propria salute. Colgo l’occasione per ricordare che aderire allo screening è importante perché i numeri confermano che la prevenzione e la diagnosi precoce sono fondamentali”.
Diversi gli strumenti della campagna di comunicazione messa a punto dalla Regione: le venticinquenni già vaccinate stanno ricevendo una lettera, a domicilio e tramite Fascicolo sanitario elettronico, a cura delle Aziende sanitarie che spiega le ragioni del posticipo e una cartolina. Qui troveranno anche un QR-code che rimanda alla pagina web dedicata per avere maggiori informazioni (https://salute.regione.emilia-romagna.it/screening/cervice-uterina). Nei Consultori, nei Centri screening e nelle Case della comunità saranno affisse le locandine della campagna e sui canali social della Regione per tutto il mese di aprile saranno online delle mini-clip. La campagna ricorda che gli screening – come quello dell’HPV – chiedono un impegno di pochi minuti, ma hanno un valore inestimabile perché, accettando l’invito, ci prendiamo cura della nostra salute.
Come funziona lo screening in Emilia-Romagna
Il programma di screening propone con invito attivo:
il Pap-test, ogni tre anni, alle donne dai 25 ai 29 anni nate prima del 1998 e alle nate dal 1998 in poi se non vaccinate con almeno due dosi di vaccino HPV entro i 15 anni;
l’HPV test, ogni 5 anni a tutte le donne dai 30 ai 64 anni, test più efficace per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero in questa fascia di età.
La Giunta regionale ha deliberato nei mesi scorsi la rimodulazione del programma di screening perché le donne vaccinate contro il Papilloma Virus con almeno due dosi, entrambe somministrate prima del compimento dei 15 anni, hanno un bassissimo rischio di sviluppare un tumore invasivo della cervice uterina prima dei 30 anni, ma resta un evento raro anche dopo i 30 anni. Inoltre, fare il Pap-test potrebbe esporle ad un rischio di sovradiagnosi e sovratrattamento in un’età che nella maggior parte dei casi precede la prima gravidanza. Se fatto prima dei 30 anni, il test di screening non è utile perché può portare in rari casi all’identificazione di lesioni che in giovane età spesso regrediscono spontaneamente. Infatti, l’HPV è un virus che provoca un’infezione molto frequente, che la maggioranza delle persone prende almeno una volta nella vita ma che nella maggior parte dei casi si risolve da sola, soprattutto nelle donne giovani.
Le 25enni che non sono già vaccinate contro HPV possono ricevere gratuitamente il vaccino entro i 26 anni. Negli screening tutto il percorso è gratuito e organizzato, dal test fino all’eventuale trattamento e successivi controlli.
I dati dell’Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono 160.000 le donne che annualmente si sottopongono al test di prevenzione per i tumori del collo dell’utero e circa un migliaio quelle alle quali vengono diagnosticate lesioni pre o cancerose. In Emilia-Romagna il programma riguarda oltre 1.230.000 donne residenti e domiciliate ed è attivo dal 1996 per la fascia 25-64 anni con Pap test e a partire dal 2016 con Hpv test per chi ha tra i 30 e i 64 anni.
Gli esiti: tra coloro che eseguono l’Hpv test, una donna su 12 risulta positiva, ma solo meno della metà (40%) viene invitata a eseguire una colposcopia di approfondimento, in quanto è positivo anche il test di triage (Pap test). Tra le donne sottoposte a quest’esame, emerge la presenza di una lesione in una ogni cinque. Fortunatamente, la maggior parte di queste lesioni è ancora nella fase precancerosa: il programma rileva circa una lesione precancerosa ogni 132 donne e un tumore ogni 5.000 donne che aderiscono allo screening.