Da sinistra Zivieri, Di Benedetto, Vagnini e Girardis

Dopo l’ulteriore incremento dell’attività di trapianto di fegato svolta presso l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena nell’anno 2022 con il traguardo di 123 trapianti di fegato, e una crescita rispetto all’anno precedente pari al 12.8%, l’avvio del 2023 segna un ritmo in costante crescita, con ben 52 trapianti di fegato eseguiti nei primi 4 mesi dell’anno presso il Centro Trapianti di Modena.

“L’attività trapiantologica – ha spiegato il dottor Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’AOU di Modena – è frutto di una complessa organizzazione al servizio di un gesto di grande generosità che può salvare una vita. Questi risultati sono frutto del grande lavoro di squadra di tutti i nostri professionisti ai quali voglio fare i miei complimenti. Alle famiglie dei donatori va’ tutto il mio profondo ringraziamento, a quelle dei riceventi i miei auguri di guarigione e la promessa che la sanità pubblica non li lascerà mai soli. La chirurgia robotica ha segnato grandi passi negli ultimi anni e noi possiamo dire di averli percorsi tutti. Oggi siamo considerati infatti punto di riferimento nel settore in più ambiti: da quello dell’urologia e della ginecologia a quello della tiroide, a quello, appunto, della chirurgia dei trapianti ed epato-bilio-pancreatica”.

Nel 2022 sono stati effettuati trapianti di elevata complessità tecnica, quali 9 trapianti da donatore vivente tra soggetti adulti, 3 “split-liver” e 27 trapianti da donatore a cuore non battente. Lo split liver è una tecnica che prevede la divisione del fegato donato in due parti indipendenti e autonome, che possono essere trapiantate in due riceventi adulti, incrementando così le opportunità per i pazienti in lista d’attesa di ricevere un organo salvavita. La caratteristica tecnica dell’organo proveniente da donatore a cuore non battente è quella di essere trattato con macchine dedicate che lo riossigenano e lo rigenerano, migliorandone le performance al termine del trapianto. Il trapianto da donatore vivente invece rappresenta oggi il 7.3% dell’attività del Centro Trapianti di Modena, numeri che lo pongono ai vertici Europei per questo tipo di attività. Inoltre, nel corso dell’anno 2022 è stato effettuato il primo prelievo di emifegato a scopo di trapianto da vivente tra adulti con tecnica totalmente robotica, cui sono seguiti altri tre casi, tutti condotti a termine con ottimi risultati per il donatore e per il ricevente.

“L’applicazione della chirurgia robotica nel campo del trapianto di fegato rappresenta l’innovazione tecnologica più importante al mondo nella trapiantologia moderna – afferma il prof. Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena – questa per definizione non è legata al singolo chirurgo, ma all’altissimo livello raggiunto dal team dei trapianti di fegato di Modena, attualmente composto da 10 Chirurghi di elevato profilo professionale e umano. In particolare, l’AOU può contare sulla possibilità di eseguire più trapianti in contemporanea come recentemente accaduto con il caso di 4 trapianti eseguiti in 20 ore: questo risultato è stato possibile grazie alla presenza di altri due chirurghi del mio gruppo, il prof. Stefano Di Sandro, il dott. Gian Piero Guerrini, con i quali abbiamo lavorato con tre equipe indipendenti, alternandoci su più sale operatorie. Inoltre, è fondamentale la collaborazione del gruppo anestesiologico diretto dal prof. Massimo Girardis, e del personale infermieristico del blocco operatorio e del reparto di degenza, senza i quali l’attività non avrebbe raggiunto questi standard qualitativi”.

“Per noi anestesisti rianimatori – conferma il prof. Massimo Girardis, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione 1 del Policlinico – il trapianto è una sfida professionale ed emotiva. Professionale perché la gestione nel periodo peri-operatorio del ricevente richiede elevata competenza per le caratteristiche proprie dell’intervento chirurgico e per le complesse condizioni cliniche preesistenti del paziente. Emotivo, perché il trapianto di fegato è riservato a pazienti la cui vita dipende da questa procedura e perché dietro a ciascun trapianto c’è sempre un donatore con il suo atto di generosità. Il mio pensiero e ringraziamento va a tutti i medici ed infermieri della sala operatoria e della terapia intensiva che si sono prodigati in maniera instancabile, con entusiasmo ed alta competenza in questi vent’anni. Da allora i progressi in ambito anestesiologico-rianimatorio sono stati rilevanti ed oggi siamo felici di poter sottoporre a trapianto di fegato pazienti ad elevata complessità clinica che in passato non avrebbero potuto beneficiare di questa opportunità”.

“I numeri devono essere contestualizzati nella nostra realtà, fatta di professionisti che quotidianamente si dedicano a perfezionare ulteriormente le nuove tecnologie disponibili, promuovendo costantemente l’innovazione, e mettendo al centro del progetto la formazione dei giovani”. La formazione in chirurgia è infatti attualmente al centro del dibattito Nazionale, a causa di un numero sempre minore di giovani che si avvicinano a questa disciplina. “Le cause sono sicuramente molteplici – spiega il prof. Fabrizio Di Benedetto – ma il nostro compito è quello di formare una nuova generazione di chirurghi che abbia nel proprio armamentario sia le tecniche tradizionali, sia l’applicazione delle nuove tecnologie, per essere pronti ad affrontare le nuove sfide della chirurgia moderna, fatta di integrazione tra tecnica e multidisciplinarietà”.

“L’utilizzo della tecnica robotica nell’attività di trapianto, vede coinvolta la parte infermieristica di sala operatoria attraverso l’acquisizione di competenze specifiche elevate, i risultati ottenuti sui pazienti sono per noi una grossa soddisfazione grazie anche al lavoro d’equipe.” Ha ricordato la dottoressa Silvia Zivieri, Coordinatore Infermieristico Responsabile Piattaforma sale operatorie AOU di Modena.

Accanto all’innovazione tecnologica vi è inoltre quella delle terapie avanzate e dei protocolli di ricerca. Presso il Centro Trapianti di Modena sono infatti attivi due protocolli per trapianto di fegato per metastasi epatiche non resecabili da adenocarcinoma del colon: protocollo COLT e il LIVERMORE Trial. Quest’ultimo rappresenta il primo protocollo sperimentale a livello europeo, (cinque attivi al mondo) di trapianto di fegato da donatore vivente per metastasi epatiche da adenocarcinoma del colon. Questo studio è volto a determinare l’impatto di una strategia trapiantologica con un perfetto timing rispetto alla risposta della malattia alla chemioterapia, come il trapianto da donatore vivente, sulla sopravvivenza a lungo termine dei pazienti affetti da metastasi epatiche da adenocarcinoma del colon non suscettibili di resezione chirurgica.

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