Sono circa 16.500 i pensionati modenesi al minimo che stanno ancora aspettando l’aumento promesso dal governo a partire da gennaio.

La denuncia arriva dal sindacato Fnp Cisl Emilia Centrale, che definisce paradossale la situazione dei pensionati che percepiscono un assegno mensile fino a 499,99 euro e ai quali a dicembre l’esecutivo aveva assicurato l’aumento a 600 euro.

«La norma che aumenta gli assegni con gli importi più bassi è stata inserita nella legge di bilancio 2023, ma i soldi non sono ancora entrati nelle tasche degli interessati – dichiara il segretario generale Fnp Cisl Emilia Centrale Adelmo Lasagni – Maggio è il quinto mese consecutivo in cui la legge non viene applicata, nonostante decorra da gennaio. Ricordiamo che abbiamo un’inflazione quasi a doppia cifra, una vera e propria tassa sui redditi più bassi, in particolare sulle pensioni.

Avevamo accolto con prudenza l’annuncio dell’aumento a 600 euro delle pensioni minime. Si tratta di un obiettivo simbolico verso il passaggio, ben più ambizioso, delle minime a mille euro, più volte citato da esponenti della maggioranza, tra i quali Berlusconi. Invece a oggi non abbiamo ancora nulla».

In questi mesi il sindacato pensionati della Cisl ha tenuto oltre 40 assemblee tra Modena e Reggio, ricevendo dai partecipanti continue domande proprio sui tempi di elargizione dell’aumento.

«Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che ci sono problemi a identificare la platea potenziale dei percettori del trattamento minimo, che dovrebbero essere complessivamente due milioni. Sembra strano – commenta Lasagni – che l’Inps non sia in grado di produrre questo dato. Non vorremmo che sia piuttosto un problema di risorse. La nostra speranza è che l’aumento arrivi entro luglio, compresi gli arretrati calcolati da gennaio».

La Cisl critica anche la stretta del governo su ‘Opzione donna’, nonostante la maggioranza avesse annunciato di voler allargare le maglie per consentire il pensionamento anticipato alle lavoratrici che accettano di lasciare l’impiego con il metodo puramente contributivo.

Infine, sempre nella manovra di dicembre il governo ha introdotto la possibilità per uno dei genitori di fruire di un mese di congedo, fino al sesto anno di vita del bambino, elevando l’indennità dal 30% all’80% della retribuzione.

«La circolare Inps numero 4 del 16 gennaio 2023 annuncia una circolare specifica per illustrare nel dettaglio la novità, ma al di là delle tante parole spese sulla natalità la misura non è ancora entrata in vigore – afferma la segretaria generale Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo – Tutte queste inadempienze vanno a rafforzare le ragioni della mobilitazione unitaria iniziata sabato scorso 6 maggio a Bologna e che prosegue domani – sabato 13 – a Milano e sabato prossimo 20 maggio a Napoli».

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