Il Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, insieme all’Assessore alle politiche sociali Roberta Pinelli, ha fatto visita nei giorni scorsi alla COT di Modena, la Centrale operativa territoriale prevista dal nuovo DM77, il decreto ministeriale che fornisce i nuovi indirizzi per la sanità del futuro. Insieme a loro, oltre alla Direttrice generale dell’Azienda USL di Modena Anna Maria Petrini, il Direttore del distretto Andrea Spanò e gli operatori, anche il Dg dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena Claudio Vagnini.

Ancor prima della sua collocazione nella sua sede definitiva, che sarà realizzata con fondi PNRR presso la Casa della Salute che sorgerà al complesso Ex-Estense, il gruppo di professionisti della COT di Modena – hub provinciale cui afferiscono la Centrale di Telemedicina e le altre COT dislocate sul territorio – è già al lavoro per prendersi cura dei cittadini di Modena. A spiegare come funziona una COT sono stati gli stessi infermieri che la compongono: sono 11 quelli adibiti a tale funzione, cui si aggiungono 4 operatori di telemedicina, in una logica di sinergia, tra loro e con tutti gli altri servizi della rete socio-sanitaria della città, quali Ospedali, Case residenza anziani, servizi sociali, associazionismo e l’importante rete dei Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta. Sono circa 30 le chiamate quotidiane, con picchi anche di 60 in alcuni giornate.

“La Cot è il punto di snodo che consente al paziente anziano e fragile di accedere a tutta la rete delle cure sul territorio e, per contro, consente al sistema di garantire la continuità dell’assistenza in uscita dall’ospedale o dal Pronto soccorso – spiega Rita Ricci, la coordinatrice -. Attraverso la COT, che viene contattata da qualsiasi punto della rete, è infatti possibile attivare tutti gli altri servizi: predisporre l’assistenza domiciliare o la presa in carico da parte dell’infermiere di comunità, programmare la visita di un OSS per l’igiene giornaliera o organizzare l’arrivo della protesica necessaria dopo un ricovero. Ovviamente tutto ciò avviene in coordinamento con i Servizi sociali che qui sono presenti, insieme a noi, come lo sono nel Puass, il punto di accesso socio-sanitario che di fatto diventa parte integrante della COT”.

Con esempi concreti gli operatori hanno spiegato alla delegazione in visita l’importanza del ruolo di questo nuovo organismo, una sorta di “regia” che si prende cura dei diversi bisogni del paziente, organizzando per lui le risposte più appropriate. È il caso di un paziente pluripatologico a domicilio in cui il medico di medicina generale ravvede la necessità di attivazione di un percorso in Ospedale di Comunità o di un’assistenza infermieristica e OSS domiciliare; oppure che rientra dall’ospedale, per il quale occorre organizzare il ritorno a casa con un letto, una carrozzina e la visita dell’assistenza domiciliare e dell’OSS. In questo caso a contattare la COT può essere lo stesso reparto ospedaliero, oppure il medico di famiglia, secondo procedure ormai consolidate. Può esservi invece un paziente anziano che, dopo incontro col servizio sociale, necessita di un posto in una Cra, se pure il domicilio rimane il luogo privilegiato di cura. Ancora, un paziente purtroppo allo stadio terminale della malattia, che necessita di un percorso di sollievo dalla sofferenza, tramite l’attivazione dell’équipe di Cure palliative domiciliare e il sostegno del volontariato dedicato per lui e i suoi caregiver.

“I principali destinatari sono dunque cosiddetti fragili – chiariscono gli infermieri presenti –, vale a dire persone prevalentemente anziane, o con disabilità o malattie invalidanti, pazienti che nella maggior parte dei casi oggi presentano un quadro composto da più patologie che coesistono, e che dunque richiedono di prendersi cura di tutto, non di un solo aspetto, rimanendo il più possibile agganciati al loro contesto di vita e alla rete relazionale. Il sanitario, o l’assistente sociale che per primo viene a contatto col paziente e ravvede l’emergere di un nuovo bisogno di salute (anche temporaneo) che cambia la situazione precedente, attiva la COT e noi attraverso una serie di telefonate mettiamo in rete le risorse per individuare la miglior soluzione”.

“La Centrale operativa territoriale – commenta il sindaco Gian Carlo Muzzarelli – è una struttura innovativa, promossa dall’Azienda Usl insieme al Comune e con la collaborazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, che consente di avvicinare concretamente i servizi sanitari alle persone, soprattutto le più fragili, garantendo continuità nell’assistenza. Grazie a una squadra di infermieri e di assistenti sociali qualificati e motivati viene garantita l’integrazione interna tra i vari servizi sanitari e socio-sanitari e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi di cura. Con le ricorse del Pnrr, inoltre, la Cot avrà la sua sede definitiva nel complesso riqualificato dell’ex ospedale Estense nell’ambito della Casa della salute”.

“Questa prima visita – aggiunge la Dg Ausl Anna Maria Petrini – è stata occasione per far conoscere da vicino all’amministrazione qual è il ruolo di una COT e la sua importanza nella rete dei servizi, non solo sanitari, ma anche sociali. Si tratta di una struttura che ci aiuta a costruire la sanità del futuro, più vicina ai cittadini, in quella logica di prossimità delle cure che guida il nuovo decreto ministeriale. Oggi abbiamo visto che a ‘dare corpo’ a queste strutture c’è uno staff preparato ad affrontare i nuovi bisogni dei cittadini, in particolare i più fragili e i cronici che richiedono un’assistenza personalizzata e una rete efficiente tra i diversi servizi che il nostro territorio offre”.

Cos’è una COT

Il modello organizzativo, che trova le sue radici all’interno del DM77 e che grazie alle risorse del PNRR sarà possibile attivare progressivamente in ogni Distretto, rappresenta la chiave per l’integrazione interna tra i vari servizi sanitari e socio-sanitari e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi di cura, assicurando continuità, accessibilità e complementarietà dell’assistenza. La COT assolve al suo ruolo di raccordo occupandosi del coordinamento tra i servizi e i professionisti coinvolti nel percorso della persona con bisogni non solo sanitari ma anche socio-sanitari tra i diversi contesti assistenziali: rientro a domicilio dal Pronto Soccorso; dimissione da strutture ospedaliere sia verso il domicilio che in altre strutture residenziali e semiresidenziali; ammissione, dimissione o trattamento temporaneo in CRA (Casa Residenza Anziani) o presso gli Ospedali di Comunità. È attiva tutti i giorni (festivi compresi), dalle 8 alle 19, ed è composta da infermieri adeguatamente formati alla risposta telefonica con funzione di triage e da infermieri e assistente sociale dedicati alle valutazioni multidimensionali d’equipe e alla progettazione degli interventi.

Gli operatori COT devono dunque possedere, oltre a buone competenze relazionali e di problem solving, conoscenze relativa ai percorsi disponibili ed attivabili sul territorio (sanitari, socio assistenziali e riconducibili alla rete del volontariato) in relazione alle caratteristiche dell’utenza.

 

La popolazione modenese

Sono circa 45mila i cittadini di Modena over65, su un totale di circa 185mila abitanti. Di questi, oltre 20mila hanno almeno una patologia cronica (diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza renale, parkinson, scompenso cardiaco, disordini della tiroide, ecc) che non necessariamente richiede una presa in carico sanitaria ma che può evolvere in acutizzazioni. Da questo si evince l’importanza di strutture organizzative a supporto della presa in carico da parte dei professionisti in una logica di prossimità delle cure.

 

 

 

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