“Voglio ringraziare l’assessore regionale alla sanità Donini per aver mantenuto venerdì 23 giugno la promessa di un incontro a Bologna per parlare del futuro della sanità nel nostro distretto: ma desidero chiarire questo non modifica il giudizio che abbiamo espresso sulla riforma dell’emergenza urgenza.

Nel corso dell’ultima riunione del Ctss (Conferenza territoriale sociale e sanitaria), mi sono astenuto  sul piano di riforma; non sono contrario a priori, ma allo stesso tempo non condivido come si pensa di realizzarla. L’intero impianto della riforma si basa su due pilastri: la mancanza di medici e di fondi. Le misure, prese di conseguenza, non sono una riforma ma una serie di tagli al servizio, che puntano più alle economie di personale e spesa che non a un ripensamento del piano complessivo in un’ottica di inversione di rotta, recuperando organico e coperture; un indirizzo questo, che sarebbe auspicabile per migliaia di giovani che si scontrano con il sistema del numero chiuso.

In particolare, sul tema della mancanza di personale, resta inspiegabile la scelta di affidarsi a medici di cooperative esterne impiegati a tempo con costi nettamente superiori a quelli dei medici assunti: se il problema è il contratto nazionale, allora l’impegno avrebbe dovuto essere una modifica che riporti questa professione ad essere nuovamente uno sbocco lavorativo appetibile e auspicabile.

Su molti altri aspetti, come dicevamo, prendiamo atto che si operano dei tagli significativi. Diminuisce il numero dei Pronto Soccorso aperti h24; ne diminuisce l’orario di apertura complessivo (diversi passano a 12 ore di apertura giornaliera); nella riforma si dice che l’auto medica resta a Scandiano, viene quindi di fatto salvaguardata una territorialità del servizio ma se si passa da 6 a 4 automediche, allora non parliamo di riforma ma di tagli. Anche perché l’automedica dovrà coprire un territorio più vasto di quello precedente al piano Donini.

Ci sono poi altri punti critici.

La Guardia medica viene “promossa”, essendo inviata a lavorare nei Cau (Centri di assistenza medica per le urgenze), ma questo comporterà un importante piano di formazione del personale, perché quello attuale non ha un profilo immediatamente impiegabile nel settore dell’emergenza urgenza. Non solo: in questa riforma si chiede ai medici di medicina generale di mettere in campo prestazioni aggiuntive; alcuni miei colleghi sembrano sostenere l’idea che i medici di base oggi siano quasi inutili e per questo dovrebbero prestarsi a collaborare maggiormente. Penso sia vero il contrario: i medici di medicina generale danno un servizio di eccellenza e sono stati sempre in prima fila, ad esempio durante il covid, andando a rischio della loro salute a curare i pazienti casa per casa.

Nella riforma ci sono anche altri punti: ad esempio la promessa di implementare tecnologia all’avanguardia, su cui sono d’accordo e spero che il proposito venga mantenuto; ben venga anche il centralino dedicato ai pazienti che hanno bisogno di una ricetta urgente, ma non può essere questo lo strumento per decidere se si tratta di un codice verde o bianco. Un punto ancora poco chiaro è quale sarà il destino dell’emergenza – urgenza una volta scaduti definitivamente gli affidamenti in essere.

Insomma, ancora una volta ci sono troppe incertezze per poter presentare il piano di Donini come una vera riforma. L’assessore regionale sostiene che questa serie di proposte sarà il modello per le altre regioni: speriamo di no, perché quanto proposto dalla guida di una sanità, quella emiliano romagnola, che un tempo era un’eccellenza, è oggi un modello di riduzione dei servizi.

A fronte di tutto questo, continueremo a batterci per ottenere sul nostro territorio un CAU (guardia medica) nella Casa della salute, che dovrebbe vedere il suo cantiere riaprirsi a luglio”.

(Sindaco di Casalgrande, Giuseppe Daviddi)

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