Modena rischia di perdere la frutticoltura, ovvero uno dei settori di eccellenza del suo comparto agroalimentare.

Le gelate di aprile, le abbondanti piogge di maggio e le grandinate di giugno e luglio hanno colpito pesantemente le coltivazioni di pere e ciliegie, con perdite dei raccolti stimate intorno all’80-90%. Un disastro che rischia di provocare un’emorragia di almeno 500 posti di lavoro tra fissi e stagionali.

L’allarme è lanciato dal sindacato Fai Cisl Emilia Centrale, che teme la riconversione di molte aziende agricole modenesi dalla frutta a coltivazioni di minor reddito e con limitato bisogno di manodopera.

«In aprile una gelata tardiva ha colpito la frutticoltura in tutta la nostra regione e in particolare nella nostra provincia – ricorda il segretario generale della Fai Cisl Emilia Centrale Daniele Donnarumma –

I danni sono stati talmente gravi da spingerci ad avviare un confronto con il Governo per chiedere un ammortizzatore sociale speciale in deroga per i lavoratori e aiuti alle aziende colpite.

Purtroppo l’alluvione che a metà maggio ha devastato la Romagna ha spostato l’attenzione e le risorse su quella tragedia, lasciando indietro i danni da gelate».

Donnarumma afferma che a cause delle gelate la pera ha subito danni alla produzione intorno all’80-90%. Le ciliegie, che sembravano aver resistito alle basse temperature di aprile, hanno invece sofferto le forti piogge di maggio e giugno, con una perdita di prodotto stimabile intorno al 70%.

Il colpo di grazia nei frutteti è poi arrivato dai violenti temporali e grandinate che a macchia di leopardo hanno interessato svariate zone della nostra provincia

«Per la manodopera si può ipotizzare in campagna una riduzione delle assunzioni per le raccolte di almeno un 50% e probabilmente una riduzione ancora più forte delle giornate lavorate – prevede il sindacalista Cisl – Il calo di giornate abbatte l’importo della disoccupazione agricola. Il lavoratore avventizio che non raggiunge le 51 giornate annue (102 nel biennio) perde il diritto all’ammortizzatore sociale.

Le ricadute sull’occupazione sono drammatiche anche nelle cooperative di raccolta, conservazione e commercializzazione della frutta. In provincia di Modena abbiamo sei stabilimenti dedicati alla lavorazione della frutta, in particolare pere e ciliegie, tutti concentrati tra la Bassa e la zona al confine con il Bolognese.

Nessuna cooperativa – dice Donnarumma – è oggi in grado di assicurare il normale impiego, e relativo salario, ai propri dipendenti. Tre o quattro cooperative potranno garantire un lavoro non pieno, e solo all’organico più strutturato, fino a fine anno, mentre il 2024 rischia di essere senza lavoro fino alla nuova campagna di raccolta della frutta.

Questa situazione, così vicina alla gelata del 2021, potrebbe spingere altre aziende agricole a dismettere la frutticoltura per passare a coltivazioni meno redditizie, ma anche con minor bisogno di manodopera.

Senza aiuti e sostegni – conclude il segretario generale della Fai Cisl Emilia Centrale – rischiamo di impoverire ulteriormente il settore e perdere oltre 500 posti di lavoro tra fissi e stagionali».

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