Fra gli emendamenti proposti dall’Emilia-Romagna al decreto 61 sull’alluvione, convertito ieri in legge con il voto in Senato, non è andato in porto quello con cui la Città metropolitana di Bologna aveva chiesto di rivedere l’elenco dei Comuni interessati alle misure previste.

Quell’allegato, presentato dalla Città metropolitana, individuava i luoghi in cui sono presenti famiglie e imprese la cui possibilità di svolgere in condizioni di normalità le attività di vita quotidiana, lavorativa e di impresa era stata impedita dall’impatto degli eventi alluvionali.

In maniera ingiustificata erano rimaste fuori numerose aree del territorio metropolitano che il sindaco Matteo Lepore aveva chiesto fossero aggiunte.

La richiesta riguardava l’inserimento (limitatamente alle aree colpite) dei comuni di Baricella, Bentivoglio, Camugnano, Casalecchio di Reno, Marzabotto, e l’inserimento di aree di altri Comuni assenti dall’allegato: le zone Saffi, Collina, Bellaria e San Savino del comune di Bologna e altre aree dei comuni di Castel Guelfo, Castel Maggiore, Castel San Pietro, Castenaso, Imola, Medicina, Ozzano dell’Emilia, Pianoro, San Benedetto Val di Sambro e Sasso Marconi.

“Adesso la doccia fredda della mancata modifica – spiega il Capo di gabinetto in Città metropolitana Sergio Lo Giudice -. Quell’elenco non riguarda i danni materiali che potranno essere richiesti, se e quando il Governo sbloccherà i fondi necessari, da famiglie e imprese di tutti Comuni dell’area metropolitana, anche se la cifra stanziata di 4,5 miliardi è solo la metà di quanto stimato dalla sola Emilia Romagna. Ma l’assenza da quell’elenco impedisce alle popolazioni dei comuni esclusi di accedere a una serie di opportunità importanti: sospensione dei termini in materia di adempimenti tributari, contributivi e giudiziari, esonero dal pagamento dei contributi universitari, accesso agli ammortizzatori sociali e indennità per i  lavoratori autonomi, interventi in ambito contabile e finanziario a favore delle imprese proroga dei termini per il rendiconto 2022 dei comuni, per citare le misure principali. Un rifiuto inspiegabile che getta un’ulteriore ombra sull’avvio di un percorso di ricostruzione che tarda ancora a partire“.

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