Continuare a dare accoglienza sanitaria a persone provenienti da Paesi Extra Ue affette da patologie gravi, prioritariamente minori di 14 anni, che non riescono ad essere curate nei propri Paesi di origine a causa della mancanza di strutture sanitarie o di competenze mediche adeguate.
Si conferma l’impegno che la Regione Emilia-Romagna porta avanti dal 2001, nell’ambito delle attività di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo e in via di transizione, garantendo a queste persone l’accesso a cure e interventi di alta specialità soprattutto nei settori della cardiopatia, ematologia oncologica, patologie tumorali, ortopedia e chirurgia pediatrica.
Per finanziare il ventiduesimo “Programma assistenziale per prestazioni sanitarie di alta specialità a favore di cittadini stranieri provenienti da Paesi extra Ue” la Giunta regionale ha previsto un contributo che arriva fino a 1,5milioni di euro, risorse che serviranno a pagare le terapie e gli interventi, anche grazie alla compartecipazione alla spesa da parte delle Ausl e dell’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Dal 2001 sono già stati curati in Emilia-Romagna 2.185 pazienti, 1.601 dei quali minori di 14 anni. Solo nel 2022 sono state una settantina (di cui 41 under 14) le persone assistite dal sistema sanitario regionale, provenienti principalmente da Albania, Zimbabwe, Marocco, Bielorussia e Saharawi.
“I bambini sono bene più prezioso dell’umanità e a loro, con ogni determinazione, senza distinzione alcuna, vanno garantite la nostra cura e la nostra protezione, per poter dare la possibilità di un futuro in cui possano realizzare i loro sogni – afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. L’attenzione verso i più fragili, in questo caso dei bambini, fa parte del Dna della nostra regione e trova nel rinnovo del programma di assistenza sanitaria a favore di cittadini stranieri Extra Ue una conferma piena. Queste persone, in gran parte minori con patologie gravi e dalla prognosi complessa, non avrebbero la possibilità di curarsi senza il nostro sistema sanitario pubblico, che non ha smesso di accoglierle anche durante le fasi più intense della pandemia da Covid19. Giusto e doveroso continuare a dare una speranza di guarigione a chi ha gravi problemi di salute”.
Il programma di assistenza umanitaria
Per quanto riguarda i territori che possono accedere all’intervento, il documento di indirizzo dell’Assemblea legislativa n.99 del 2016 individua come prioritarie le richieste provenienti da: Albania, Argentina, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Cuba, Egitto, Eritrea, Etiopia, Libano, Libia, Marocco, Moldavia, Montenegro, Mozambico, Senegal, Territori dell’Autonomia Palestinese, Somalia, Tunisia, Kossovo, Serbia e popolo Saharawi proveniente dai campi profughi algerini. Nell’ambito del progetto regionale Chernobyl saranno prese in considerazione le richieste provenienti dalla repubblica di Bielorussia e dalle aree ucraine contaminate dall’incidente nucleare.
Per i minori provenienti dall’Africa subsahariana, con particolare riferimento a Zambia e Zimbabwe dove permangono condizioni di scarsa aspettava di vita e di bassa assistenza sanitaria, si terrà conto delle richieste provenienti dalle organizzazioni senza scopo di lucro del territorio regionale.
Saranno infine sviluppate azioni di informazione e relazioni istituzionali nei confronti dei mediatori (ambasciate, istituzioni e organismi internazionali) per la diffusione dei contenuti del programma.