«Bene le misure rivolte al comparto, ora ci auguriamo che oltre alle proposte e alle idee che sottoporremo all’attenzione dei decisori, arrivino anche contributi a sostegno del comparto, per rilanciare e far crescere sempre di più un settore che, specie nella provincia di Modena, è estremamente radicato e che, nel corso del 2022, ha esportato prodotti del settore Moda per un valore di 749 milioni di euro». Roberto Guaitoli, presidente Lapam Moda, è intervenuto dopo il Tavolo convocato dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a cui ha partecipato anche Confartigianato Moda. Durante l’incontro, il Ministro ha illustrato le principali tematiche contenute nei contributi ricevuti a seguito della precedente riunione del Tavolo. In particolare i temi relativi a investimenti e misure a sostegno del comparto, di tutela e valorizzazione dei marchi e lotta alla contraffazione, di sostenibilità.
«Non possiamo che esprimere soddisfazione – conclude il presidente Lapam Moda Guaitoli –. Assieme ai colleghi invieremo al Ministro un documento con ulteriori proposte, assieme al report sulle tendenze del settore nel 2023. Voglio sottolineare però come sia importante focalizzarsi anche e soprattutto nella lotta al fast fashion. L’Europa si sta battendo con misure importanti per contrastare questo tipo di consumismo, basti pensare alla possibilità di rivendere e riparare i capi d’abbigliamento usati e all’introduzione di un divieto esplicito di distruzione dei prodotti invenduti, e questo viene proprio a vantaggio delle imprese del nostro territorio. C’è ancora molto lavoro da fare per far abbandonare nei cittadini l’abitudine di questo tipo di consumismo, che provoca gravi danni ambientali e penalizza il saper fare degli artigiani della moda. L’Unione Europea deve obbligare legalmente i produttori e le grandi aziende di moda a operare in modo più sostenibile. Se contrastiamo il fast fashion salvaguardiamo il pianeta, evitando che capi inutilizzati o invenduti vengano abbandonati o finiscano per inquinare le acque dei nostri mari e degli oceani, danneggiando gravemente la nostra salute. So che l’Europa spera di passare da un modello lineare a uno circolare, in cui ogni indumento possa essere riutilizzato, riciclato o, per lo meno, reso biodegradabile e compostabile. È certamente un obiettivo ragionevole in un momento in cui molti di noi si rendono conto di quanto sia cruciale affrontare l’impatto negativo del fast fashion sul pianeta. Dobbiamo anche sensibilizzare il consumatore stesso: aiutiamoli a scegliere eticamente, facendogli capire che i prodotti realizzati dagli artigiani della moda sono duraturi nel tempo, di qualità e soprattutto sostenibili, a differenza dell’ideologia alla base del fast fashion».